Salute

Perché gli effetti della cannabis variano da persona a persona

Che effetti ha uno spinello? Dipende a chi lo chiedete: per alcuni si tratta di un’esperienza estremamente piacevole, uno stato di rilassatezza, alterazione delle percezioni e apertura della mente incredibilmente appagante. Per altri, spalanca le porte dei lati più oscuri della psiche, scatena paranoie e cattivi pensieri, al punto da rappresentare un fattore di rischio per la schizofrenia. Cosa decide se si sperimenteranno gli effetti piacevoli, o quelli nocivi, della sostanza? Secondo un nuovo studio appena pubblicato su Scientific Reports dipende tutto da quale tra due aree cerebrali è più sensibile all’azione del Thc. Una differenza scritta probabilmente nei nostri geni.

La risposta nascosta nei neuroni

Che le differenze negli effetti della cannabis fossero legate a zone differenti del cervello era piuttosto ovvio. Il punto, semmai, era capire quali fossero le aree cerebrali in questione. Per scoprirlo, i ricercatori della University of Western Ontario hanno svolto un esperimento su topi, somministrando ai roditori il Thc, e studiando l’attività presente all’interno del nucleus accumbens, una struttura che gioca un ruolo importante in processi cognitivi come l’avversione, la motivazione, la ricompensa e molteplici meccanismi di rinforzo dell’azione. E una volta studiati in questo modo circa 200 topi, hanno avuto la risposta che cercavano.

Gli effetti della cannabis

Dai risultati è emerso infatti che gli effetti positivi della cannabis sono legati a una forte attivazione della parte frontale del nucleus accumbens. Quando il Thc influenza quest’area del cervello si osserva inoltre l’attivazione di diversi pattern neurali legati alla ricompensa, e sembra che risulti potenziata la capacità di provocare dipendenza di alcune sostanze oppioidi come la morfina. Di contro, quando a risultare particolarmente attiva è la zona posteriore del nucleus accumbens vengono stimolati gli effetti negativi del Thc, e si osservano pattern di attività neurale estremamente simili a quelli presenti in chi soffre di schizofrenia.

Tutta questione di geni

“Si tratta di risultati estremamente interessanti – spiega Christopher Norris, primo autore della ricerca – perché aiutano a spiegare come mai alcune persone sperimentano effetti piacevoli con la marijuana, mentre per altri si tratta di un’esperienza molto negativa”. A causare reazioni così diverse nella nostra specie, scrivono i ricercatori, sono quasi certamente differenze a livello genetico, che producono maggiore o minore sensibilità agli effetti del Thc nelle zone anteriori e posteriori del nucleus accumbebens. Differenze che ora saranno studiate con maggiore precisione, perché potrebbero risultare importanti per comprendere meglio i potenziali rischi legati al consumo di cannabis: da un lato, la possibilità di sviluppare dipendenza, e dall’altro quella di soffrire di disturbi come la schizofrenia.

Riferimenti: Scientific Reports

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

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