Perché mangiare cachi fa bene

cachi

È originaria della Cina, ma pare avere trovato il suo habitat ideale anche sulle sponde del Mediterraneo. Si tratta della pianta di cachi (Diospyros kaki l.) che oggi, non a caso, viene ampiamente coltivata in Spagna: nel 2012 ben 9.560 ettari sono stati dedicati al frutto dal caldo colore rosso aranciato, di cui oltre l’80% coltivati nella regione di Valencia. Forse è per questa ragione che l’Università di Valencia ha condotto uno studio sui benefici del tipico frutto autunnale, e in particolare sul suo contenuto in sali minerali, analizzando quasi 170 varietà.

La ricerca, pubblicata su Food Chemistry, ha analizzato le proprietà nutrizionali di 167 campioni provenienti da diverse regioni spagnole, prodotti fra il 2010 e il 2011. E il risultato ci dice che mangiare cachi fa bene alla nostra salute, perché apporta delle buone quantità dei minerali di cui abbiamo bisogno: una porzione di 400 grammi contiene infatti fino al 10% dell’apporto giornaliero raccomandato di calcio, fino al 15% di quello di ferro e magnesio, fino al 30% di quello di potassio e rame. Al contempo, i livelli di sodio e zinco sono molto bassi (fino all’1% e al 4%, rispettivamente).

Dallo studio è emerso anche che le diverse varietà di cachi non sono per nulla equivalenti, chimicamente parlando. La migliore per l’apporto di minerali è risultata quella definita Rojo Brillante di origine protetta (con la denominazione Kaki Ribera del Xúquer) proveniente dall’area di Ribera. Pare che Rojo Brillante sia molto ricercato per il suo valore alimentare ed economico. Le particolari condizioni climatiche di questa zona appaiono le migliori amiche dei cachi: la regione vanta la produzione locale di 25 milioni di kg/anno, complici le temperature miti, il livello delle precipitazioni annuali e l’efficace protezione delle montagne.

Riferimento: DOI: 10.1016/j.foodchem.2014.09.076

Photo Credits: king nikochan via Compfightcc

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