Troppa anidride carbonica fa male all’agricoltura. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, l’aumento della concentrazione atmosferica di anidride carbonica (CO2), il principale “gas serra”, potrebbe costringere gli agricoltori a modificare le loro abitudini sull’uso dei fertilizzanti. E alterare drammaticamente l’equilibrio delle riserve vegetali naturali. Quando i livelli di CO2 aumentano, inizialmente le piante reagiscono crescendo più rapidamente, a causa di un’accelerazione nell’assorbimento di carbonio. Ma dopo un po’ il fenomeno declina e la crescita rallenta. Secondo Arnold Bloom, fisiologo vegetale presso la University of California Davis, questo rallentamento sarebbe dovuto al fatto che livelli particolarmente elevati di CO2 inibiscono la capacità delle piante di assorbire alcuni composti azotati. In particolare, l’eccesso di CO2 renderebbe i fertilizzanti azotati a base di nitrati (comunemente usati dagli agricoltori) molto meno efficienti di quelli a base di ammonio. I dati di monitoraggio dell’atmosfera e le previsioni indicano che, dal 1800, la CO2 è aumentata più del 30 per cento. Se l’aumento continuerà, sostiene Bloom, le proprietà nutrizionali dei cereali coltivati a nitrati diminuiranno; questo obbligherà a riorientare l’agricoltura e a utilizzare fertilizzanti a base di ammonio (l’impiego di fertilizzanti azotati inorganici aumenta la concentrazione atmosferica di ossido di azoto, un altro gas serra). E non è tutto: secondo i dati di Bloom, si potrebbe verificare un cambiamento significativo nella distribuzione della vegetazione selvatica planetaria, a vantaggio degli ecosistemi che dipendono dall’ammonio e a discapito di quelli che dipendono dai nitrati. (f.n.)
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