Più riso, meno metano

In Cina le nuove tecniche di coltivazione del riso producono il 40 percento in meno di metano atmosferico rispetto al passato. A osservarlo è stato, con uno studio finanziato dalla Nasa, Changsheng Li della University of New Hampshire’s Institute for the Study of Earth, Oceans and Space. Nei primi anni Ottanta i coltivatori cinesi che producevano riso cominciarono a svuotare parzialmente le risaie durante la stagione della crescita delle piante. Capirono infatti che così avrebbero aumentato le rese e ridotto l’uso di acqua in questo particolare tipo di coltivazione. L’inaspettata conseguenza del nuovo metodo è stata una minor quantità di metano emesso nell’aria. Il metano viene prodotto in condizioni anaerobiche da microbi presenti nel terreno. I drenaggi effettuati durante la crescita della pianta assicurano quindi periodici cicli di ossigenazione del terreno, e ciò non permette ai microbi di produrre il dannoso gas. Il metano è uno dei gas responsabili dell’effetto serra, e la sua concentrazione nell’atmosfera terrestre è più che raddoppiata dal 1750 a oggi. I ricercatori hanno impiegato più di dieci anni per mettere a punto un modello biogeochimico, chiamato Denitrification-Decomposition (Dndc), in grado di elaborare i maggiori fattori correlati alle emissioni di metano. Nei prossimi 30 anni la richiesta di riso dal solo continente asiatico aumenterà del 70 percento, per cui in futuro cambiamenti nella gestione delle colture estensive potrebbero essere la chiave per un’agricoltura sostenibile. “Come già dimostrato dagli agricoltori cinesi”, dice Li, “se anche in altre zone del mondo cambiassero le tecniche di produzione, potremmo aumentare le rese nei prodotti, fare un utilizzo attento delle risorse idriche (in costante diminuzione) e abbattere l’emissione di metano nell’aria”. (s.s.)

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