“Dalla pratica clinica alla ricerca, la medicina narrativa ha bisogno di un linguaggio comune”

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Umanizzazione della medicina, centralità del paziente, empowerment, personalizzazione delle cure, empatia: oggi nel mondo della sanità si registra un crescente interesse per alcuni aspetti che la medicina narrativa ritiene cruciali nella cura, sia per il paziente sia per il medico.  Di questi temi si parla ormai nei piani sanitari e nella formazione universitaria, in risposta ai tanti imput provenienti “dal basso”, dalla miriade di attività avviate dagli operatori in tutta Italia. Tuttavia, la proposta della medicina narrativa non ha ancora superato le diffidenze della consolidata impostazione “evidence based”. Diffidenze, secondo taluni, dovute alla estrema eterogeneità delle esperienze narrative e, di conseguenza, alla difficoltà di dimostrarne l’efficacia. Come ha rilevato uno studio italiano, in letteratura, sotto lo stesso titolo di medicina narrativa si trova un corpus consistente quanto però eterogeneo di studi ed esperienze: c’è chi la intende come intervento, chi come approccio relazionale, chi come strumento di ricerca. Ma è possibile e veramente necessario superare questa “incomunicabilità” tra Medicina Narrativa ed EBM? Omni News ne ha parlato con Venusia Covelli, curatrice di Medicina narrativa e ricerca, un libro che raccoglie riflessioni sugli aspetti metodologici legati all’impostazione e realizzazione di progetti di Medicina Narrativa.

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