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Quanto siamo gorilla?

Kamilah è la femmina di gorilla di pianura occidentale ( Gorilla gorilla gorilla) che si è guadagnata le pagine di Nature. Il motivo? Il suo dna, interamente sequenziato da un gruppo di ricerca coordinato daAylwyn Scally del Wellcome Trust Sanger Institute, in Gran Bretagna, sta rivelando nuovi aspetti dell’evoluzione della famiglia degli ominidi, di cui fanno parte le scimmie antropomorfe e l’essere umano. Come per esempio il fatto che quasi un terzo del genoma umano è più simile a quello dei gorilla che non a quello dei parenti più stretti, gli scimpanzé

Gli studi molecolari compiuti in passato dagli scienziati hanno dimostrato che, geneticamente parlando, esseri umani e scimpanzé sono più simili tra loro che non ai gorilla. Ma i risultati ottenuti dall’equipe di Scally provano che, almeno in parte, le cose stanno diversamente. Dall’analisi del genoma di Kamilah, infatti, è emerso che il 30 per cento del dna dei gorilla è più simile a quello umano o degli scimpanzé di quanto questi ultimi due non lo siano tra loro. La notizia sorprende: dato che esseri umani e scimpanzé hanno in comune un antenato più recente di quello condiviso con i gorilla, è lecito aspettarsi che il loro genoma sia più simile. In effetti, lo è per il 70 per cento, mentre per il resto bisogna chiamare in causa i processi evolutivi

Quando due eventi di speciazione sono molto vicini (come quelli che portarono prima alla comparsa dei gorilla e poi a quella degli uomini e degli scimpanzé), può accadere che alcuni dei geni dell’ultimo antenato comune vadano a finire in tutte le linee evolutive discendenti per poi essere mantenuti solo in alcune. Così, è possibile che alcune sequenze di dna si siano conservate nei gorilla e negli uomini ma non negli scimpanzé. Ciò dimostra che l’evoluzione non è un processo che conduce alla comparsa di specie via via irrimediabilmente sempre più diverse. 

L’analisi del dna di Kamilah, inoltre, ha permesso ai ricercatori di comparare in modo più approfondito i genomi delle due specie di gorilla, quello occidentale e quello orientale (per le parti già sequenziate, visto che in questo caso non tutto il genoma è stato ancora svelato). In generale, i dati hanno confermato ciò che già si sapeva: la diversità genetica all’interno del genere è molto alta e necessita di ulteriori studi. Sempre che i gorilla riescano a resistere all’essere umano, principale minaccia alla loro sopravvivenza.

via wired.it 

Credit immagine: i a ucumari

Martina Saporiti

Laureata in biologia con una tesi sui primati, oggi scrive di scienza e cura uffici stampa. Ha lavorato come free lance per diverse testate - tra cui Le scienze, Il Messaggero, La Stampa - e si occupa di comunicazione collaborando con società ed enti pubblici come l’Accademia dei Lincei.

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