Radon, il nemico è in casa

Una sostanza invisibile e pericolosa si annida nell’aria delle abitazioni e degli uffici. E’ il radon, un gas radioattivo prodotto dal decadimento del radio presente principalmente nelle rocce, nei terreni porosi, nei torrenti e nei materiali da costruzione. Tutti elementi che contengono tracce di radio, sia pur in quantità molto diverse. La sua azione è micidiale: dal terreno penetra nell’aria interna alla casa tramite anche piccole fessure, spesso sfruttando i passaggi degli impianti termici, elettrici o idraulici. Una volta inalato finisce nei bronchi e nei polmoni, dove emette radiazioni che possono colpire il Dna di alcune cellule aumentando il rischio di insorgenza del tumore polmonare.

E’ stato stimato che solo in Italia il radon ogni anno provoca tra i 1.600 e i 6.400 casi di tumore ai polmoni. Per questo l’Oms lo ha inserito nella lista delle 75 sostanze per le quali vi è un’evidenza di cancerogenicità sugli esseri umani. E secondo la National Academy of Science americana il radon rappresenta, dopo il fumo da sigaretta, la seconda causa di morte per tumore al polmone.

Diversi studi epidemiologici, realizzati su gruppi di minatori che operano a contatto con alte dosi di radon, hanno dimostrato che in certe circostanze il rischio di ammalarsi di tumore al polmone aumenta notevolmente. Ma il rischio esiste anche nelle abitazioni, dove si passa la maggior parte del tempo. E soprattutto dove si trascorre la notte, quando la ventilazione è ridotta al minimo e la concentrazione di radon aumenta.

Per quanto poco conosciuto dal grande pubblico e raramente affrontato sui giornali, il pericolo non risparmia l’Italia. Anzi. Da una recente indagine promossa e coordinata dall’Istituto superiore di sanità e dall’Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente (Anpa), in collaborazione con le regioni italiane (assessorati alla sanità e entri di riferimento regionali per il controllo della radioattività ambientale), risulta che soltanto nel nostro paese sarebbero almeno 200 mila le abitazioni dove la presenza di radon è superiore al livello d’azione raccomandato dall’Unione europea.

Per quantificare meglio questo rischio è in corso nel Lazio uno studio epidemiologico condotto dall’Iss e dell’Osservatorio epidemiologico del Lazio, e connesso a studi analoghi in corso in diversi paesi europei e nordamericani. Molte nazioni, come l’Inghilterra e la Germania, hanno nel frattempo emanato normative in materia e l’Italia è una delle poche che ancora non l’ha fatto.

Qualcosa però, almeno in Italia, si sta muovendo. Qualche giorno fa a Roma, durante un convegno organizzato dall’Istituto superiore di sanità, alcuni rappresentanti del Ministero dell’ambiente e della sanità hanno assicurato l’impegno di proporre al più presto una legge in materia. Va ricordato che per i luoghi di lavoro, tra cui le scuole, c’è infatti da rispettare il vincolo della direttiva europea emanata nel ‘96 e che entro il Duemila tutti i paesi aderenti all’Unione dovranno recepire. Pena, l’applicazione di multe salate

E questo è un passo fondamentale, come ricorda anche Francesco Bochicchio, ricercatore nel reparto di radioattività del laboratorio di fisica dell’Iss e attento studioso degli effetti del radon sull’uomo da oltre dieci anni. “L’intervento delle istituzioni è essenziale: negli Stati Uniti sono state costruiti o ristrutturati oltre 300 mila edifici con accorgimenti già sperimentati con successo in laboratorio”, dice a Galileo.

Esistono diversi metodi per ridurre la concentrazione di radon nell’aria domestica, quasi tutti basati sulla ventilazione dei locali. Quello più utilizzato è la depressurizzazione del terreno. “Sotto l’abitazione viene costruito pozzetto – spiega Bochicchio -, ossia un ambiente sotterraneo collegato con un ventilatore che ha lo scopo di aspirare il radon, impedendogli la salita verso l’edificio stesso e deviandolo, tramite un tubo, verso l’aria aperta dove si diluisce in breve tempo”.

Questa soluzione è largamente utilizzata all’estero ed è stata sperimentata anche nel nostro paese dall’Anpa nelle case piuttosto piccole. In Italia però la maggior parte delle abitazioni è costituita da palazzoni ravvicinati di dimensione medio-grande: per questo bisogna stare attenti nell’indirizzare il flusso del gas.

Alcuni studi hanno poi dimostrato che l’azione combinata di radon e fumo di sigaretta è ancora più pericolosa. “Ma il grado di incertezza è ancora alto – conclude Bochicchio – di sicuro il rischio non è di tipo additivo, ma vi è un effetto sinergico, cioè superiore alla semplice somma degli effetti delle due sostanze”.

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