Rifiuti Spa: record di inchieste

Versatili, eclettiche, efficienti. Così il rapporto di Legambiente “Ecomafia 2008” dipinge le organizzazioni criminali che conducono affari dal ciclo dei rifiuti a quello del cemento, passando per il commercio illegale di animali, per le filiere agricole e per i furti dei beni archeologici. Un giro di 18 miliardi e 400 milioni di euro: quasi un quinto del business totale annuo delle mafie, anche se in calo di 4,4 miliardi rispetto al 2006 (fatto probabilmente dovuto all’aumento delle attività di prevenzione e repressione). Aumentano, invece, i reati, le denunce, i sequestri, gli incendi boschivi e persino i clan (239, cioè 36 in più rispetto all’anno precedente).

I numeri aggiornati dei reati ambientali commessi dalle varie organizzazioni a stampo mafioso, da “cosa nostra” al clan camorristico dei Casalesi, sono riportati nel rapporto annuale, presentato oggi a Roma dal presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, dal responsabile dell’Osservatorio nazionale ambientale e legalità Enrico Fontana, dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, dal presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Paolo Russo e dal ministro ombra dell’Ambiente Ermete Realacci.

Ecco qualche cifra: nel 2007 i reati sono stati 83 al giorno (circa tre ogni ora): oltre 30mila gli illeciti accertati, 22mila le persone denunciate, 9mila i sequestri (rispettivamente il 27,3%, il 9,7% e il 19% in più rispetto all’anno precedente).  Al primo posto nella classifica per i delitti contro l’ambiente si trova, stabile, la Campania; al secondo la Calabria (solo in queste due regioni avvengono il 30 per cento di tutti gli eco-reati). Seguono Puglia, Lazio e Sicilia, mentre nel Nord il primato spetta alla Liguria.

Il rapporto evidenzia anche la “dimensione globale” del giro di affari: dall’Italia partono rifiuti per Hong Kong, Tunisia, Pakistan, Senegal e Cina, mentre arrivano da Croazia, Serbia e Albania. Le violazioni accertate solo nell’ambito del ciclo dei rifiuti sono state circa 4.800, commesse soprattutto in Campania, dove allo smaltimento illegale di rifiuti tossici si somma la malagestione di quelli ordinari. In seconda posizione troviamo il Veneto (sesto lo scorso anno), come sito di partenza e arrivo di scarti industriali. Un fatto che, secondo Legambiente, conferma lo spostamento verso Nord del “baricentro” dei traffici illeciti. La Puglia mantiene invece il terzo posto e nei suoi terreni agricoli continuano ad arrivare le scorie del Nord spacciate per compost.

Legambiente rinnova la proposta di introdurre i delitti contro l’ambiente nel Codice penale, come dallo scorso mese prevede una Direttiva del Parlamento Europeo: “Il 2007”, si legge nel comunicato, “detiene il record di inchieste contro i trafficanti di veleni. Grazie all’applicazione dell’articolo 260 del Codice dell’Ambiente, che introduce il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, sono 96 le indagini condotte nel 2007 e nei primi due mesi del 2008. L’azione di contrasto sviluppata grazie all’introduzione di questo reato è stata davvero impressionante: dal gennaio 2002 al marzo 2008 sono state 600 le ordinanze di custodia cautelare emesse, 2.196 le persone denunciate, 520 le aziende coinvolte”.

Per divulgare il rapporto, il 6 giugno (in occasione del premio Ilaria Alpi) partirà da Riccione il “No Ecomafia Tour” che prevede 12 tappe in tutta Italia (più una a Bruxelles) per sensibilizzare cittadinanza e istituzioni sulla criminalità ambientale. (t.m.)

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