Una scuola “senza zaino”, inclusiva, sociale e a cielo aperto

Scuola senza zaino

Una cartellina leggera al posto dello zaino. Aree di lavoro anziché cattedra frontale. Strumenti tattili invece dei libri di testo, e valutazioni motivazionali al posto dei voti. Non è il paese dei balocchi, ma la scuola senza zaino, un modello pedagogico alternativo focalizzato su una riorganizzazione dell’ambiente formativo, che parte dal presupposto che dall’allestimento del setting educativo dipendano sia il modello di didattica che si vuole proporre e adottare, sia il modello relazionale alla base dei rapporti tra gli attori scolastici.

Nato a Lucca nel 2002 e arrivato a coinvolgere circa 200 istituti scolastici, il modello della scuola senza zaino – di cui diverse ricerche, tra cui uno studio condotto dall’Università di Firenze nel 2009, hanno mostrato l’efficacia nello sviluppare la competenza sociale e migliorare il successo scolastico degli studenti – è stato adottato quest’anno anche da molte scuole medie italiane: centinaia di ragazzi hanno così imparato a vivere la scuola in modo diverso, inclusivo e collaborativo.

Ultimi in ordine di tempo sono gli studenti dell’I.C. Renato Moro di Taranto (dove chi scrive insegna, nda), che dopo aver riconquistato gli spazi all’aperto in occasione del Senza Zaino Day del 19 maggio 2021, martedì 8 giugno presenteranno alla cittadinanza un programma d’intervento sugli spazi esterni dell’istituto, dal titolo “Noi progettisti per un giorno: sognando la nostra scuola a cielo aperto”, co-progettato da ragazzi e docenti in chiave multidisciplinare.

Nel programma, i piccoli (gli alunni della scuola primaria), i quasi adulti (gli adolescenti della scuola secondaria di primo grado) e gli adulti (i docenti), coordinati da Loredana Bucci, preside dell’istituto, hanno lavorato fianco a fianco per ridisegnare gli spazi esterni della loro scuola. Tra le idee co-progettate che saranno presentate martedì prossimo vi sono aule didattiche all’aperto, panchine letterarie, spazi per eventi musicali nel rispetto di flora e fauna, area attrezzata per attività sportive all’esterno e terreni dedicati alla piantumazione: quello che ci voleva, dopo un anno di pandemia, lockdown e didattica a distanza.