Sequestro del carbonio sottoterra, iniezioni di aerosol in atmosfera, specchi solari, riforestazione. Tante possibilità per ridurre l’anidride carbonica, causa principale dell’effetto serra e del conseguente incremento della temperatura a livello globale. Ma quali di questi mezzi di geoingegneria sono realmente efficaci? Nessuno, a meno che non vengano associati a una forte riduzione nelle emissioni di CO2. Lo dicono i ricercatori della University of East Anglia (Gb) in uno studio pubblicato sulla rivista ad accesso libero Atmospheric Chemistry and Physics.
Gli studiosi hanno esaminato il contributo alla diminuzione del riscaldamento globale di 17 metodi, considerando il bilancio totale dell’energia che entra ed esce dal “sistema Terra”. Tra le soluzioni che hanno un effetto immediato, gli studiosi guardano positivamente a quelli che aumentano la riflessione dei raggi solari: in primis le iniezioni di piccole particelle di solfati (aerosol) direttamente nella stratosfera e il posizionamento di specchi tra Sole e Terra. Queste tecniche sostengono i ricercatori, hanno però una grande debolezza: richiedono una “manutenzione” costante.
Sul versante delle soluzioni con effetti a lungo termine, le più promettenti sono il sequestro dell’anidride carbonica dall’atmosfera (Vedi Galileo) e il suo immagazzinamento nel sottosuolo, il ripopolamento delle foreste e il ricorso ai biocarburanti. Secondo gli studiosi, però, i loro benefici si avranno solo nell’arco di centinaia di anni. Addirittura a millenni se si parla di fertilizzazione degli oceani. (a.g.)
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