Perché smettiamo di credere a Babbo Natale?

credere a Babbo Natale
(Foto via Pixabay)

Credere a Babbo Natale: lo avete mai fatto? Se sì, quando e come avete scoperto che il simpatico vecchietto panciuto di rosso vestito era soltanto un’invenzione? E come avete reagito? Sono queste alcune delle domande a cui rispondere se decidete di partecipare al sondaggio proposto dall’Università di Exeter, la prima indagine accademica che vuole approfondire il rapporto tra i bambini (più o meno cresciuti) e il mito di Babbo Natale. Intanto il responsabile della ricerca, lo psicologo Chris Boyle, ha cominciato a elaborare le 1200 risposte finora ricevute. E ciò che ne è emerso è abbastanza curioso.

Credere a Babbo Natale, questione di fede

L’età media a cui gli intervistati dichiarano di aver smesso di credere a Babbo Natale si aggira intorno agli 8 anni, con piccole differenze da paese a paese (si tratta infatti di un sondaggio internazionale). Tra coloro che hanno creduto, poi, ben il 65% ha deciso di continuare per un po’ ad aver fede, prolungando la magia anche quando era ormai cosciente che l’uomo generoso che porta doni ai bambini buoni non poteva che essere un mito. Un terzo dei partecipanti, inoltre, ritiene che la leggenda di Babbo Natale abbiamo migliorato il suo comportamento, promuovendo atteggiamenti positivi di collaborazione. Sia mai che altrimenti nella calza ci finisse davvero del carbone.

Perché smettiamo di credere a Babbo Natale

Ci sono due grandi categorie di cause che portano alla rivelazione della verità su Babbo Natale: la disattenzione da parte di genitori, insegnanti o bimbi più grandi, e la crescita psicologico-cognitiva. Nelle risposte al sondaggio, infatti, si trovano episodi di genitori maldestri che si fanno trovare con le mani nel sacco (letteralmente) mentre sistemano i regali sotto l’albero o bevono il latte destinato a Santa Klaus, ma anche sviste clamorose come quella di lasciare i prezzi attaccati sui doni o di rispondere alle letterine dei bambini firmandosi “Mamma” o “Papà”.

Tra gli intervistati, poi, c’erano dei veri e propri investigatori in erba, che hanno smesso di credere quando hanno trovato i regali di Natale nascosti in casa oppure hanno notato che la grafia di Babbo Natale era identica a quella del padre. Qualcuno racconta di aver teso proprio una trappola al signore in rosso mandando una letterina in Lapponia con la propria lista dei desideri all’oscuro dei genitori, col risultato di non aver trovato sotto l’albero nessuno dei doni richiesti.

In genere, però, arriviamo da soli a scoprire la verità su Babbo Natale, mettendo insieme tutti gli indizi. Crescendo ci si rende conto, per esempio, che è impossibile per un uomo solo distribuire regali a tutti i bambini del pianeta in una sola notte, soprattutto se hai quella pancia e devi scendere per un camino, che le renne volanti non esistono, o che se Babbo Natale esistesse davvero distribuirebbe cibo a tutti quei bambini che nel mondo soffrono la fame.

Bugia bianca o tradimento?

Sebbene nella maggior parte dei casi (56%) la scoperta dell’inganno non abbia costituito un trauma, circa un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere rimasto sconvolto dalla notizia e di aver avuto problemi di fiducia nei confronti degli adulti. Tra questi. il 10% ha confessato di aver provato rabbia verso i genitori che gli avevano mentito, e il 15% si è sentito addirittura tradito. Forse anche per questo, ha commentato Boyle, una percentuale non trascurabile dei genitori di oggi sceglie di non raccontare la bugia di Babbo Natale ai propri figli.

Rigerimenti: Università di Exeter

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