Categorie: AmbienteSocietà

Spezie in cucina? Una pratica millenaria

Quando abbiamo iniziato a dare sapore ai cibi (ma anche alla vita) utilizzando le spezie in cucina? Secondo una ricerca pubblicata su Plos One molto tempo fa, almeno da seimila anni in Europa. A risalire all’origine di questa pratica culinaria sono stati gli scienziati guidati da Hayley Saul dell’Università di York, che hanno esaminato 74 campioni di silice bruciacchiato rinvenuto all’interno di pentole e vasellame provenienti da tre differenti siti archeologici, due in Danimarca e uno in Germania. Tra questi campioni 26 erano decisamente interessanti, perché contenenti fitoliti, dal greco “piante di roccia”, strutture che gli organismi vegetali producono dai minerali sciolti nell’acqua che assorbono dalle loro radici. Questi fitoliti erano grandi meno della metà del più sottile capello umano (sette micrometri).

Alcuni fitoliti rimangono depositati a lungo nelle cellule della pianta, altri si creano negli spazi intercellulari o in tessuti particolari. In molti casi sono caratteristici della specie, e grazie alla loro natura di minerali sopravvivono a lungo anche dopo che i tessuti morbidi della pianta si sono decomposti. Se caratteristici delle diverse specie, da dove provenivano allora quelli rinvenuti nel vasellame del nord Europa, si sono chiesti gli scienziati?

Per scorpirlo, i ricercatori hanno confrontato i loro campioni con i fitoliti prodotti dagli steli, dalle foglie e dai semi di più di 120 piante asiatiche ed europee, scoprendo che l’unica corrispondenza si aveva con l’Allaria petiolata, una pianta che predilige sottoboschi e piane alluvionali e prende il suo nome dal caratteristico odore d’aglio che emanano le sue foglie quando vengono strofinate. La datazione al radiocarbonio dei campioni raccolti ha permesso inoltre di stabilire che il vasellame e il cibo che vi si cuoceva risalivano a un periodo compreso tra 5750 e 6100 anni fa, come riferisce Science News. E’ quindi ragionevole credere, spiegano i ricercatori, che almeno seimila anni fa, nell’Europa del nord i cuochi preparassero le pietanze insaporendole con piante utilizzate come spezie.

Già in precedenza alcune ricerche avevano suggerito l’utilizzo di ingredienti dal sapore deciso come le cipolle sin dall’antichità, ma la vera novità in questo caso è che per la prima volta in Europa si parla di spezie senza alcun tipo di valore nutrizionale, aggiunte dunque solamente per il sapore. Infatti i semi dell’Allaria contengono molto poco amido, ed è molto improbabile che si trovassero nelle pentole perché venivano mangiati, spiegano i ricercatori. In tutti i campioni tranne uno, infatti, il team ha trovato tracce di sostanze grasse, che tipicamente vengono lasciate dalla cottura di animali come ruminanti oppure da bivalvi e pesci. Questi costituivano probabilmente l’ingrediente principale della pietanza, reso ancora più appetibile dall’aggiunta di spezie.

Riferimenti: Plos One doi:10.1371/journal.pone.0070583.s001

Credits immagine: DarkB4Dawn/Flickr

Eleonora Degano

Est modus in rebus (forse)Con alle spalle la maturità classica e una laurea in Biologia e biodiversità degli ecosistemi, ha frequentato il Master in Giornalismo Scientifico Digitale alla SISSA di Trieste. Fotografa amatoriale, lettrice seriale, ogni occasione è buona per fare le valigie e partire. Quando è ispirata scrive di scienza (e non solo) sul suo blog.Su Twitter è @Eleonoraseeing.

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