Dai tappi delle bottiglie una pioggia di microplastiche

microplastiche

Da oggi c’è un’altro motivo in più per decidere di abbandonare definitivamente la plastica. Semplici gesti della vita quotidiana, come svitare il tappo di una bottiglia o strappare con le mani una scatola di cioccolatini, possono contribuire a disperdere considerevolmente le microplastiche nell’ambiente. A dimostrarlo sono stati i ricercatori della University of Newcastle, della Flinders University e dell’Accademia Cinese delle Scienze, che sulle pagine di Scientific Reports hanno messo nero su bianco i numeri delle dimensioni e delle quantità di microplastiche che vengono liberate ogni volta rompiamo, tagliamo o strappiamo un pezzetto di plastica.

Una pioggia di microplastiche

Servendosi di innovativi strumenti come il microbilanciamento del cristallo di quarzo e la microscopia elettronica a scansione, i ricercatori sono riusciti a misurare gli effetti di varie modalità di rottura sugli oggetti di plastica più comuni, tra cui per esempio scartare una scatola di cioccolatini, tagliare un sacchetto di plastica con le forbici e svitare il tappo a una bottiglia di plastica. Dalle analisi, il team ha osservato come per ogni modalità di rottura della plastica si originasse una sorta di pioggia di microplastiche troppo piccole per essere viste a occhio nudo. Secondo i risultati, infatti, per ogni 3 metri di plastica che si rompe vengono rilasciati dai 10 ai 30 nanogrammi di frammenti di microplastica (di pochi nanometri).

Mani, forbici e coltelli

Dallo studio, inoltre, è emerso che i diversi metodi di rottura possono generare quantità minori o maggiori di microplatistiche a seconda dello strumento che si usa: strappare con le mani o tagliare con le forbici un pezzo di plastica, per esempio, ha prodotto quantità simili, mentre l’uso di un coltello ha prodotto una quantità significativamente maggiore di microplastiche. Ma non solo: alcuni oggetti hanno prodotto frammenti di microplastica ancora più grandi, come per esempio lo svitamento del tappo quando si apre una bottiglia di plastica.

La minaccia dell’inquinamento invisibile

Sebbene i minuscoli frammenti di microplastiche siano invisibili ad occhio nudo, avvertono i ricercatori, questi rifiuti contribuiscono ulteriormente al cosiddetto inquinamento “invisibile”, una seria minaccia per tutti gli ecosistemi e gli organismi che abitano il nostro pianeta, compresi gli esseri umani. Secondo le ultime stime, infatti, entro il 2060 fino a 265 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica potrebbero disperdersi nell’ambiente naturale e poco più del 13% di questi saranno frammenti di dimensioni inferiori a 5 millimetri. Sebbene la ricerca non abbia dispensato consigli pratici per riuscire ad aprire una bottiglia di plastica senza che si generi una pioggia di microplastiche, rappresenta comunque un’altra solida prova a sostegno di una completa sostituzione, dove possibile, della plastica con altri materiali.

Riferimenti: Scientific Reports

Credit immagine di copertina: Photo by Jonathan Chng on Unsplash

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