Troppa pesca nei mari europei

Il Wwf si mobilita per regolamentare lo sfruttamento eccessivo dei nostri mari. In un rapporto dal titolo: “La follia della pesca – 101 ragioni per una radicale riforma della Politica Comune sulla pesca” mostra dei dati allarmanti. In Europa, questa attività sta pericolosamente impoverendo i nostri mari, causando danni agli ecosistemi e, nel prossimo futuro, alla nostra economia. Negli ultimi 30 anni si sono persi 2/3 circa delle principali risorse ittiche e oggi un terzo del pescato viene rigettato in mare perché sotto taglia o non commerciabile. Non solo la pesca è causa di una progressiva rovina ambientale che, a lungo termine, avrà ripercussioni sull’intera biosfera, ma genera anche un cospicuo un danno economico. Insomma l’ambiente marino è in crisi e questo fenomeno sta provocando delle ripercussioni anche sull’occupazione: negli ultimi dieci anni 60.000 persone hanno perso il lavoro nel settore ittico. D’altra parte, denuncia il Wwf oggi non esiste una regolamentazione che impedisca ai nostri paesi di spingersi a pescare nelle acque dell’Africa occidentale, che trae dal mare la principale fonte di sostentamento. A spiegare poi le ragioni della massiccia mobilitazione dell’associazione ambientalista, le parole di Paolo Guglielmi, responsabile Unità mare e coste del Wwf Mediterraneo: “l’Europa è arrivata quest’anno a un momento cruciale: ha infatti la possibilità di riformare la Politica Comune della Pesca con un documento che resterà in vigore per i prossimi 10 anni”. (a.ca.)

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