ERRARE è umano. Dunque ci sta che durante le feste di Natale si abbassi un po’ la soglia di guardia, e ci si sieda a tavola senza troppi problemi. È perseverare, che è diabolico. «Per questo – consiglia Francesca Siepi, biologa nutrizionista – diventa necessario limitare gli stravizi ad alcuni giorni chiave: il cenone del 24 dicembre, il pranzo del 25, il cenone del 31 dicembre e/o il pranzo del 1 gennaio.
E se proprio vogliamo esagerare, il pranzo del 6 gennaio». Basta. Nei giorni che restano, che pure sono dedicati allo svago e al cibo, bisogna evitare le occasioni alimentari: per esempio organizzando gli incontri conviviali dopo cena. Anche perché i cenoni di oggi continuano a rappresentare un’Italia alimentare che non c’è più, quella del boom economico degli anni Sessanta. «In epoche passate – continua la nutrizionista – le feste erano periodi in cui si portavano in tavola in grandi quantità i cibi del benessere, quelli che si avevano poche occasioni di mangiare. La carne rossa, per esempio. Che oggi, al contrario, è fin troppo presente nella nostra alimentazione, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di ridurla a una volta al mese».
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