Un parente per il lupo delle Falklands

La storia del lupo delle isole Falklands (Dusicyon australis) comincia a farsi più chiara. L’animale osservato da Charles Darwin nel 1837 sulle isole al largo delle coste argentine, estintosi nel 1876, ha da sempre rappresentato un mistero per i biologi evoluzionisti: da dove provenivano quegli esemplari? Nelle Falkland non ci sono mammiferi terrestri nativi di alcun tipo e la terraferma dista circa 480 chilometri. Erano arrivati prima dell’essere umano, passando sui ghiacci, oppure sono stati addomesticati e portati sulle isole dai primi abitanti umani?

Per cercare di rispondere in maniera definitiva al mistero che avvolge le origini del Warrah, come viene anche chiamato questo lupo, Graham Slater e il suo team di ricercatori hanno analizzato e confrontato il Dna mitocondriale di quattro esemplari – conservati nel museo di storia naturale di Leden – e quello alcune specie di canidi e di animali simili a volpi, tuttora presenti in Sud America. L’indagine delle sequenze genetiche, i cui risultati sono stati pubblicati su Current Biology, ha rivelato che il lupo delle Falkland è molto simile al Crisocione, un canide che vive nella savana sud americana e con il quale potrebbe avere un progenitore ancestrale comune.

“La cosa più sorprendente”, ha commentato Slater, “è che la divergenza tra le due specie sembra essere avvenuta circa 6 milioni di anni fa, ma i resti fossili di canidi in Sud America risalgono solo a 2, 5 milioni di anni fa; questo suggerisce che la divisione tra le due specie si sia verificata in Nord America, ma purtroppo in questo territorio non sono mai stati rintracciati fossili simili al lupo delle Falklans” ha continuato Slater. Dal momento che la separazione tra le due specie di animali è avvenuta in tempi così lontani, gli scienziati ipotizzano che sia possibile trovare altri fossili di animali filogeneticamente correlati al Warrah. Uno di questi sembra essere il Dusicyon avus scoperto in Patagonia ed estinto tra i 6000 e gli 8000 anni fa. (s.l)

Riferimenti: Current Biology, doi:10.1016/j.cub.2009.09.018

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here