Una Carta per i diritti della Terra

C’è un movimento globale che avanza. Che si sta facendo largo tra l’incredulità degli scettici e la diffidenza dei potenti. Che unisce popoli e persone senza tenere conto della razza e del reddito, dell’età e del sesso. E che porta con sé la bandiera della solidarietà e dello sviluppo sostenibile. Un movimento secondo cui la globalizzazione non è il nemico da combattere, ma un’occasione da sfruttare per creare un’alleanza fra nazioni che si trasformi poi in azioni concrete da parte dei governi al fine di diminuire il divario tra i popoli e salvaguardare il pianeta. Questo è lo scopo della Carta della Terra, documento presentato lo scorso 2 luglio dal premio Nobel Mikhail Gorbaciov nella splendida cornice del palazzo ducale di Urbino. Nella cittadina marchigiana si sono riuniti, sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, del Ministero dell’Ambiente e della Commissione Italiana dell’Unesco, numerose personalità italiane e internazionali tra cui Rita Levi Montalcini e numerosi esponenti del Green Cross International (Organizzazione non governativa nata nel 1993 dopo il vertice di Rio de Janeiro e presieduta dallo stesso Gorbaciov).

L’idea di fondo è quella di avere un testo da affiancare alla “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” che promuova uno sviluppo economico e sociale tenendo conto delle necessità del nostro pianeta e dell’intera popolazione che lo abita. “Ci troviamo in un momento critico della storia della Terra”, cita l’introduzione al documento, “in cui l’umanità deve scegliere il suo futuro.[…] Per progredire dobbiamo riconoscere che, pur tra tanta straordinaria diversità di culture e di forme di vita, siamo un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per costruire una società globale sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura di pace. Per raggiungere questo obiettivo è imperativo che noi tutti, popoli della Terra, dichiariamo le nostre responsabilità , gli uni verso gli altri e nei confronti della vasta comunità degli essere viventi e delle generazioni future”. Conservazione delle diversità ecologiche e culturali, sviluppo e compatibilità ambientale, cooperazione e accessibilità alle risorse e all’informazione. Ma anche responsabilità, democrazia e giustizia. Sono queste le parole chiave della Carta della Terra, iniziativa che nasce nel 1994 in territorio olandese. Da allora moltissimi incontri e dibattiti sono stati organizzati per consentire la stesura del documento. Dal 1997 è stata creata una commissione dedicata alla supervisione dei lavori e alla promozione della Carta nei vari continenti.

Nella commissione ci sono rappresentanti di 24 paesi tra Africa, Asia, Nord e Sud America, Oceania e Europa. Culture a confronto, etnie diverse impegnate su un fronte comune. Tutto molto bello, almeno in teoria. La storia degli ultimi decenni ha visto infatti un fiorire di vertici e commissioni che hanno prodotto altrettante dichiarazioni di intenti e documenti sottoscritti da vari paesi. Ma trasformare questi principi in leggi effettive e politiche economiche attuabili rimane spesso molto difficile. Sia Agenda XXI (propositi per uno sviluppo sostenibile nel ventunesimo secolo) che il protocollo di Kyoto (per la riduzione delle emissioni dei gas serra da parte dei paesi industrializzati) sono stati letti e firmati dai rappresentanti dei paesi più industrializzati, ma la loro attuazione è risultata ambigua nel primo caso e addirittura fallimentare nel secondo. Spesso in contrasto con mille interessi e suscettibili agli umori dei rappresentanti che si succedono alla guida dei vari governi, progetti e iniziative come la Carta della Terra sono però da incoraggiare e sostenere in quanto promotori di una cultura che dovrebbe essere il più possibile condivisa da tutti. La versione definitiva del documento promosso da Gorbaciov è stata già approvata nel marzo dell’anno scorso dall’Unesco e presentata nel giugno dello stesso anno all’Aja. L’iniziativa di Urbino fa parte di una serie di appuntamenti internazionali che porterà in giro per il mondo la Carta della Terra fino alla sua presentazione alle Nazioni Unite con il proposito di farla diventare uno strumento vincolante a livello internazionale.

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