Oggi si ritiene che vi sia un nesso tra effetto serra e uragani, e si assume che il riscaldamento superficiale degli oceani sia uno dei fattori principali per la formazione di eventi particolarmente intensi. Ma uno studio presentato su Nature sostiene invece che i cambiamenti locali della temperatura superficiale dei mari non siano sufficienti a determinare l’intensità dei cicloni tropicali. Il numero e la forza degli uragani sembrano invece strettamente legati a schemi più complessi, non necessariamente indotti dal riscaldamento globale. Sebbene, infatti, la temperatura superficiale dell’Atlantico sia in questo decennio al suo massimo storico, i cicloni più intensi si sarebbero avuti negli anni Trenta e Cinquanta, mentre quelli recenti rientrerebbero nella media.
A sostenerlo sono Gabriel Vecchi del laboratorio di geofisica e fluido-dinamica del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) e colleghi che hanno analizzato le previsionii dei modelli climatici e le ricostruzioni da dati sperimentali per esplorare le relazioni tra intensità massima possibile dei cicloni tropicali e temperatura superficiale del mare.
I ricercatori hanno trovato che le caratteristiche dei cicloni dipenderebbero dalle naturali variazioni climatiche piuttosto che dal riscaldamento generale indotto dall’effetto serra che, sottolineano, resta comunque una realtà preoccupante. “Se vogliamo comprendere i cambiamenti futuri della possibile intensità massima degli uragani, dobbiamo guardare oltre i cambiamenti della temperatura dell’Oceano Atlantico”, spiega Vecchi: “Se l’Atlantico si riscalda, ma lo fa più lentamente del resto dei tropici, dovremo aspettarci un decremento dell’intensità massima dei cicloni”. (t.m.)
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