Green pass o meno, vaccinarsi è quanto di più sensato si possa fare per arginare il progredire dell’infezione da Sars-CoV-2. E prima lo si fa meglio è. Tuttavia, in alcuni casi particolari è meglio aspettare, ma a dirlo ovviamente deve essere un medico.
Le condizioni per cui è possibile il rinvio, con il rilascio del certificato di esenzione alla vaccinazione anti-Covid-19, sono state indicate ai primi di agosto nelle circolari sulla composizione dei vaccini in uso nel nostro Paese e ora la SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie ha diffuso un Documento, redatto in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute, che contiene informazioni utili a professionisti. “Vogliamo fornire indicazioni precise e inequivocabili ai Medici di Medicina Generale e ai Medici vaccinatori impegnati in queste ore nel processo di vaccinazione della popolazione”, dice il Presidente SIMG Claudio Cricelli, tra gli estensori del documento. “Ogni caso specifico deve essere ricondotto alle rispettive esigenze, senza dare adito a false notizie o ad ambiguità che spesso lasciano dubbi e perplessità”.
L’adozione e il rilascio dei “certificati di esenzione alla vaccinazione anti-Covid-19” è contemplato nelle circolari n. 35309 del 4 agosto 2021 e n. 35444 del 5 agosto 2021. Riguarda coloro che per condizioni cliniche specifiche e documentate non possono ricevere la vaccinazione o completare il ciclo vaccinale e coloro che hanno ricevuto il vaccino Reithera, anche al fine di ottenere la certificazione verde europea Covid-19. Quindi, temporaneamente e fino al 30 settembre 2021, salvo ulteriori disposizioni, sul territorio nazionale sono validi i certificati di esclusione vaccinale già emessi dai Servizi Sanitari Regionali.
Vi sono delle condizioni in cui è preferibile posticipare la vaccinazione e sono legate alla protezione già garantita dall’infezione: si tratta dei pazienti positivi al SARS-CoV-2 ad almeno tre mesi dal primo tampone positivo e pazienti con Covid-19 che abbiano ricevuto terapia con anticorpi monoclonali laddove non siano trascorsi almeno tre mesi dal trattamento.
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Vi sono poi soggetti in quarantena per contatto stretto e soggetti con sintomi sospetti di Covid-19: in questi casi l’opportunità di vaccinazione avverrà alla fine della quarantena o successivamente al termine del percorso diagnostico. A questi si aggiungono pazienti con malattia acuta severa non differibile (come un evento cardiovascolare acuto, epatite acuta, nefrite acuta, stato settico o grave infezione di qualunque organo/tessuto, condizione chirurgica maggiore, ecc.).
In generale un vaccino non deve essere somministrato quando è presente una controindicazione tale che il rischio di reazioni avverse è maggiore dei vantaggi indotti dalla vaccinazione. La presenza di una controindicazione ad uno specifico vaccino non esclude la possibilità che possano essere somministrati altri vaccini disponibili. Come controindicazione specifica nei confronti di uno o più dei vaccini attualmente utilizzati in Italia, la SIMG identifica l’ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti:
In caso di reazione allergica grave alla prima dose di un vaccino Covid-19 si può considerare la possibilità di utilizzare un vaccino di tipo diverso per completare l’immunizzazione.
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La vaccinazione anti COVID-19 non è controindicata in gravidanza. La sindrome di Guillain-Barré è stata segnalata molto raramente dopo somministrazione di Vaxzevria e Janssen.
Anche sulle controindicazioni dei vaccini anti Covid circolano fake news, ricorda la SIMMG. Tra le più comuni controindicazioni fasulle, che in quanto tali non danno diritto a certificato di esenzione, c’è l’allattamento. Inoltre, gli esperti ricordano che anche le persone con una storia di paralisi di Bell e i soggetti affetti da malattie autoimmuni possono ricevere qualsiasi vaccino autorizzato da EMA, così come i pazienti immunocompromessi e gli oncologici in corso di radio-chemioterapia, salvo specifiche controindicazioni.
Il vaccino anti-Covid non rende sterili
Persone con una storia di gravi reazioni allergiche non correlate a vaccini o farmaci iniettabili, come allergie al cibo, agli animali domestici, al veleno di insetti, all’ambiente o al lattice, possono essere vaccinate, così come coloro con storia di allergie ai farmaci orali o di storia familiare di gravi reazioni allergiche, o che potrebbero avere un’allergia più lieve ai vaccini (nessuna anafilassi).
Fonte: SIMMG
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