Salute

Coronavirus: quanto sopravvive su plastica, cartone e acciaio?

Plastica e l’acciaio, e in misura minore carta e cartone. Sono questi i materiali su cui il nuovo coronavirus riesce a sopravvivere più a lungo. A suggerirlo è il team di virologi dello statunitense National Institutes of Health, che sono riusciti a quantificare la durata di tempo massimo in cui il virus rimane in vita su differenti superfici.

E stando ai risultati del loro nuovo studio – preliminare, in attesa di revisione e pubblicato per ora sul sito preprint MedRxiv – il coronavirus riuscirebbe a sopravvivere da poche ore fino a un massimo di tre giorni, a seconda di dove si deposita. Il virus può inoltre rimanere nell’aria per circa 3 ore. Dati che, più che generare allarme, vanno interpretati alla luce delle precisazioni dell’Oms e delle indicazioni alla prevenzione: “Le goccioline (contenenti particelle virali, ndr) si depositano su oggetti e superfici intorno alla persona. Altre persone possono prendere COVID-19 toccando questi oggetti o superfici, quindi toccando i loro occhi, naso e bocca”. Ecco perché rimane fondamentale osservare sempre una buona igiene sia delle mani che delle superfici.

Il coronavirus sulle superfici

Nel nuovo studio, i ricercatori statunitensi si sono serviti di un nebulizzatore per liberare nell’aria e far depositare il nuovo coronavirus su sette materiali diversi. Dopo alcune ore o giorni, i ricercatori hanno pulito le superfici e controllato se il virus poteva ancora infettare le cellule in vitro. Dai risultati è emerso che il coronavirus riesce a sopravvivere sul rame fino a quattro ore, su una scatola di cartone un giorno, mentre su plastica e acciaio inossidabile ancora più a lungo, fino a un massimo di tre giorni.

La principale via di trasmissione

Non è la prima volta che la comunità scientifica si interroga su quanto tempo il coronavirus riesce a persistere su diverse superfici. Un dato fondamentale per poter capire i modi con cui si sta diffondendo e sulle strategie più adeguate, quindi, per riuscire a contenerlo. Sappiamo, infatti, che la principale modalità di trasmissione del nuovo coronavirus avviene tramite le goccioline di saliva di chi è infetto che, attraverso tosse e starnuti, possono raggiungere chi è vicino. Per questo motivo, quindi, gli esperti raccomandano di mantenere una distanza di sicurezza che sia almeno di un metro gli uni dagli altri.

Studi recenti, inoltre, hanno evidenziato come i coronavirus, in particolare quelli responsabili le epidemie di Sars e Mers, riescono a rimanere vitali sulle superfici solide, come plastica, vetro e metallo, per un periodo medio di 4-5 giorni. Ma anche che, con i giusti livelli di temperatura e umidità, possono sopravvivere addirittura fino a 9 giorni.

Un virus altamente trasmissibile

Facendo un confronto con l’epidemia di Sars del 2003, tuttavia, gli esperti hanno osservato che il coronavirus responsabile di questa malattia non è stato trasmesso così facilmente, e ciò significa che altri fattori (non ancora chiari) svolgono un ruolo fondamentale per la vitalità del nuovo coronavirus e nel far diffondere la Covid-19 così velocemente. Senza ombra di dubbio la rapida diffusione di questa malattia è indicativa di un virus altamente trasmissibile.

L’igiene per combattere il nuovo coronavirus

Sappiamo anche che il nuovo coronavirus è facilmente distrutto da qualsiasi sapone e dai disinfettanti per la pulizia dell’ambiente, specialmente quelli a base di alcol e cloro (la candeggina, per esempio). E’ questa una delle armi principali che abbiamo per difenderci e per fermare il la Covid-19, da cui l’importanza di una corretta igiene delle superfici e delle mani. Oltre a questo (che va fatto nel modo giusto), come raccomanda il Ministero della Salute, è bene anche disinfettare le superfici e gli oggetti che si usano frequentemente, come per esempio il cellulare. “I disinfettanti chimici che possono uccidere il nuovo coronavirus sulle superfici includono disinfettanti a base di candeggina o cloro, solventi, etanolo al 75%, acido peracetico e cloroformio”.

Serviranno ora ulteriori approfondimenti per scoprire con esattezza con quali altre modalità si diffonde il coronavirus, per quanto tempo vive nel muco, nella saliva e nelle feci, a quali livelli di temperatura e umidità, quanto e per quanto tempo effettivamente possa essere attivo nell’ambiente, al punto da poter infettare e far ammalare.

Riferimenti: MedRxiv

Credits immagine di copertina: bluebudgie/pixabay

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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