Voglio una vita ecosostenibile

Colin Beavan
Un anno a impatto zero
Cairoeditore 2010, pp. 275, euro 14,50

Ordina su Ibs

Finalmente un libro che non è fatto di sole parole. Già, perché più che un semplice testo, “Un anno a impatto zero” è, un diario, una cronaca, una testimonianza di un’esperienza vissuta con contagiosa ingenuità e intrepido ottimismo. Colin Beavan ci ha provato: ha provato a ridurre il suo impatto sul pianeta, e ha coinvolto nell’impresa anche la moglie Michelle, la figlia Isabella e persino il cane, Frankie. Durante il periodo dell’esperimento non si è rinchiuso in un eremo con la famiglia, ma ha continuato a vivere a New York, nel cuore pulsante del mondo consumistico ed antiecologico. Ha seguito un programma graduale che nel giro di un anno ha stravolto completamente le sue vecchie abitudini e lo ha portato a riscoprire le semplici gioie della vita e i piaceri che nascono dalla soddisfazione dei bisogni più elementari.

Come primo step ha abolito i rifiuti. Detto così sembra quasi un gioco da ragazzi. In realtà Beavan ci dimostra che non produrre immondizia è un compito da veri e propri eroi dei nostri tempi. Si, perché, tanto per fare un esempio, se desideri un semplice pezzo di pizza sei costretto a rinunciarci visto che ti verrebbe immancabilmente servito in un cartone che saresti costretto a gettare via già cinque minuti dopo l’uso e che peraltro, unto di pizza, neppure potrebbe andare tra i riciclabili. Lo stesso vale per un’infinità di altre cose di cui potrebbe venirti voglia. Per non parlare di quando devi soffiarti il naso e non puoi servirti di un fazzoletto di carta. E come spuntarla con i bisogni di una lattante se hai deciso che non puoi usare i pannolini? Ma siamo soltanto alle prime difficoltà. Il progetto va avanti con la moratoria su qualsiasi veicolo che immetta nell’atmosfera anidride carbonica o consumi energia elettrica. Ciò significa niente automobile ma anche niente aerei, autobus e perfino ascensori. Un bell’esercizio fisico per chi abita al nono piano e lavora al dodicesimo. Un’occasione per percorrere la città a piedi, in bici o in monopattino, e scoprire così che il corpo non è soltanto una macchina che trasporta il cervello.

A stare meglio nella propria pelle aiuta anche il terzo step del progetto: la dieta ecosostenibile. Dicendo no ai prodotti che vengono da un raggio superiore ai 400 chilometri i Beavan sono costretti a qualche dolorosa rinuncia, tra cui quella del caffè, ma guadagnano un’alimentazione più sana e rispettosa dell’ambiente, nonché l’abitudine di fare della tavola un luogo di conversazione e di raccoglimento familiare. Come ultimo step del progetto i Beavan staccano infine la corrente elettrica. Inizia così una vita in sintonia con il ciclo del giorno e delle stagioni, in cui fare a meno di lampadine e termosifoni diventa un modo per riappropriarsi dei ritmi naturali, mentre l’assenza della televisione e il lume di candela alimentano l’atmosfera romantica e rafforzano l’intimità di coppia.
  
Leggendo il libro siamo portati a riflettere sul nostro modello di sviluppo, e a concludere che non ci rende felici come potremmo essere. Nel nostro angolo di mondo dove tutto è alla portata e i desideri si moltiplicano all’infinito la rinuncia non sempre è facile e non è neppure detto che sia la migliore strada percorribile. Per ogni problema che gli si presenta, l’autore cerca una soluzione che possa renderlo anche più felice, convinto che il rispetto dell’ambiente non debba tradursi in una negazione ascetica di ogni piacere. L’esperimento impatto zero si rivela così un itinerario esistenziale da cui si capisce che la prima risorsa da non sprecare è la nostra vita. Tra la cura di sé e la cura di ciò che ci sta intorno c’è un legame che non si può infrangere e che costituisce il nucleo vivo di ogni autentico progresso.

Tutto questo ci viene detto con ironia e leggerezza, tra le righe di un resoconto vivace e a tratti esilarante, ricco d’informazioni pratiche e di avventure divertenti. Tra dubbi e ripensamenti, l’autore c’invita a seguirlo in un’odissea tutta moderna alla ricerca di un migliore equilibrio con il mondo che ci sta intorno e di cui peraltro facciamo parte. Ricordandoci che in fondo potrebbe esserci anche quella umana nel novero delle migliaia di specie a rischio d’estinzione se qualche cosa non cambia. Ma chi o che cosa dovrebbe cambiare? Beavan non ha dubbi: “Dobbiamo smetterla di delegare ai politici il nostro potere politico. Dobbiamo credere davvero che possiamo fare la differenza” (p. 184), e a più riprese ricorda Gandhi: “Sii il cambiamento che vorresti vedere nel mondo”. Insomma, se veramente vogliamo cambiare il mondo dobbiamo iniziare a cambiare noi stessi. Niente più scuse. E inoltre, siamo avvertiti: il percorso non è già segnato, siamo noi che dobbiamo crearlo, riflettendo sulle nostre scelte e sui nostri gesti quotidiani, procedendo per tentativi ed errori e restando sempre disponibili a cambiare abitudini e punti di vista. Così fa Beavan, che affronta la sfida dell’impatto zero con lo spirito aperto dello sperimentatore, rifiutando soluzioni estreme. E così riesce a convincerci che l’impatto zero può essere veramente un’esperienza per tutti ed a misura di ciascuno. Per non lasciarci completamente allo scoperto aggiunge al suo volume un’appendice dal titolo eloquente: “anche tu puoi fare la differenza”.  

3346

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here