Tutta la scienza per vincere ai rigori

Inizia oggi la fase finale dei mondiali di calcio brasiliani: chi perde torna a casa. Nelle partite a eliminazione secca, lo spauracchio dei rigori è sempre dietro l’angolo. Spesso, infatti, a decidere le sorti delle squadre rimaste in gara, a questo punto della competizione, sono proprio i calci di rigore, il cui esito sembra dipendere soprattutto dalla fortuna. Tuttavia uno studio pubblicato sulla rivista International Review of Sport and Exercise Psychology sembrerebbe suggerire il contrario, cioè che l’esito dei calci di rigore, più che una lotteria, sia il risultato di strategia tecnica di allenatori e giocatori. Secondo gli studi del team, il meccanismo di base dei calci di rigore è l’interazione tra portiere e tiratore: un’analisi attenta di tutte le variabili presenti può mostrare come ottenere il massimo risultato, portando la propria squadra alla vittoria. I ricercatori hanno così suggerito dei consigli divisi in quattro fasi per il rigorista e tre per il portiere: scelta dei giocatori (valida solo per i rigoristi), avvicinamento, tiro ed esultanza.

Consigli per i rigoristi

Scelta dei giocatori. Il primo dato emerso dallo studio è che nella scelta dei rigoristi bisogna tener conto sia del profilo fisico dei calciatori che di quello psicologico. Quelli con un carattere più collaborativo, che rispettano i compiti assegnati, sono favoriti su quelli con atteggiamento più egoistico, come i fantasisti e i giocatori più estrosi – Baggio ai mondiali del’94 o Trezeguet nel 2006. Il penalty infatti è considerato un compito da non fallire, non come un’opportunità per dimostrare la propria bravura, per questo motivo la scelta dovrebbe cadere su un calciatore responsabile e, preferibilmente, mancino (i dati dimostrano che i portieri hanno maggiori difficoltà a intuire un tiro effettuato con il piede sinistro).

Avvicinamento. Per aumentare le chance di realizzazione, la traiettoria di avvicinamento al pallone dovrebbe essere la più dritta o la più obliqua possibile. I portieri, infatti, tendono a osservare la posizione dei piedi di appoggio per capire in anticipo da che lato potrebbe essere scagliato il pallone. Lo studio suggerisce anche che un rigorista dovrebbe decidere dove tirare prima ancora di farlo, il che impedirebbe al portiere di distrarlo. Una volta presa la decisione, gli scienziati suggeriscono di guardare in faccia l’avversario mentre si indietreggia lentamente prima del tiro, in modo da mettergli ansia.

Tiro. Il miglior modo per tirare un rigore è piazzare il pallone il più vicino possibile alla traversa. Per riuscirci però serve tecnica, precisione e concentrazione per evitare brutte figure. Il rischio è che l’ansia provochi una perdita di precisione: è stato osservato che, per paura di sbagliare, il pallone viene spesso calciato in maniera debole. Come per chi passa troppo tempo a fissare la porta, i risultati hanno mostrato che anche tirare senza guardarla non è positivo.

Esultanza. In caso di realizzazione, il rigorista deve esultare in maniera più plateale possibile perché, così facendo, genera maggiore ansia negli avversari.

Consigli per i portieri

Avvicinamento. Mentre per il rigorista i consigli sono equamente distribuiti tra le varie fasi, per il portiere la fase principale è quella precedente al tiro, in cui dovrà cercare di ammaliare e distrarre il più possibile l’avversario. L’estremo difensore deve essere tra i pali affinché il rigore possa essere battuto, per questo la prima arma per deconcentrare il tiratore è perdere più tempo possibile per arrivare in porta, almeno fino a quando non intervenga l’arbitro. Una volta sulla linea di porta, poi, la cosa principale è concentrarsi su di sé. Un consiglio è quello di muoversi e gesticolare – i tifosi di Roma e Milan ricorderanno purtroppo Grobbelaar e Dudek – attirando l’attenzione del rigorista, con conseguente perdita di lucidità. Un altro consiglio da seguire prima del tiro è quello di non piazzarsi al centro della porta. Esaminando la corsa e la posizione del piede prima del tiro si possono avere informazioni, con frazioni di secondo in anticipo, su dove l’avversario calcerà. Un buon portiere deve essere in grado di tuffarsi una manciata di millisecondi prima del tiro, in modo da non avvantaggiare il rivale.

Tiro. Il portiere non deve mai rimanere centrale: dovrebbe sempre tuffarsi sul lato del piede del tiratore (se il rigorista è destro, il portiere dovrebbe lanciarsi alla propria destra e viceversa). I ricercatori suggeriscono di cercare di indovinare la traiettoria del pallone osservando il punto in cui questo viene colpito. E di tener conto dei propri riflessi: se si è consapevoli di non essere veloci nelle reazioni bisogna lanciarsi con maggiore anticipo rispetto al tiro.

Esultanza. Come per i rigoristi, anche per i portieri l’esultanza è fondamentale perché tira giù il morale agli avversari e aumenta la propria autostima.

Oltre a queste il team tedesco fa un appunto su un su un’ulteriore fase, quella legata alla scelta del colore delle maglie, sostenendo che sia il rosso il colore che distrae maggiormente portieri e rigoristi. Lo studio suggerisce anche di indossare divise il più possibile appariscenti, ma – per fortuna dello spettatore – questo trend non è più molto in voga dalla fine degli anni ’90, quando i brand di abbigliamento sportivo si sbizzarrivano nella creazione di maglie da gioco in occasione dei mondiali – un esempio su tutti il portiere del Messico Campos. “Con ulteriori ricerche in questo campo”, concludono i ricercatori, “si potrebbe capire meglio come le azioni di disturbo di rigoristi e portieri influenzino le rispettive prestazioni. Altri studi, inoltre, potrebbero aiutare a sviluppare un programma di allenamento specifico per i calciatori”.

Riferimenti: International Review of Sport and Exercise Psychology doi:10.1080/1750984X.2013.811533
Credits immagine: joncandy/Flickr

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