La pesca illegale prospera grazie alle “bandiere di comodo”. Secondo il rapporto “The changing Nature of High Seas Fishing”, reso noto dal Wwf e dalla International Transport Worker’s Federation delle Nazioni Unite (Itf), i paesi che forniscono la propria bandiera a navi straniere in cambio di denaro si rendono complici di questa attività illecita. In cima alla lista nera troviamo paesi in via di sviluppo come Belize, Bolivia, Honduras, Panama e Sierra Leone. Ma anche la Spagna, che riceve generosi sussidi dall’Unione Europea, ha ‘prestato’ il suo vessillo a ben 46 navi, fornendo loro una parvenza di legalità. In realtà le bandiere ombra possono essere acquistate per poche centinaia di dollari anche su internet e senza alcun controllo da parte delle nazioni che le vendono, che invece dovrebbero valutarne gli standard igienici e il rispetto delle quote di pesce da pescare. Il rapporto stima il giro d’affari intorno alla pesca illegale in oltre un miliardo di dollari all’anno e mette in evidenza altri importanti fenomeni ad esso correlati. Oltre a minacciare gli stock di pesce e specie come albatross, tartarughe marine e squali, infatti, su queste navi avvengono spesso delle violazione dei diritti umani. I membri dell’equipaggio vivono in condizioni igieniche precarie, soffrono la fame, vengono picchiati, costretti a lavorare gratis o abbandonati nei porti stranieri. Tutti elementi sufficienti, secondo il Wwf, per porre fine al sistema corrotto delle bandiere di comodo. (r.p.)