Amarcord la conquista della Luna, quel 21 luglio del ’69

conquista della Luna

In Italia erano le prime ore del 21 luglio 1969. Luna quasi al primo quarto. Mi trovavo in un albergo di Napoli, di fronte al mare. C’era molta gente nella sala perché pochi erano andati a dormire quella notte. Tutta la città non aveva dormito. E così era stato più in là, in tutti i paesi d’Italia, e più in là ancora, in tutti i luoghi del mondo occidentale, e in molte altre parti della Terra. Eravamo un miliardo davanti agli schermi televisivi (20 milioni gli spettatori in Italia della memorabile diretta tv di Tito Stagno), in attesa, perché sapevamo che quello era un giorno come non ce n’erano mai stati prima, un giorno che sarebbe stato rammentato nei secoli futuri, quando di noi non ci sarebbe stata più nemmeno l’ombra. Il giorno della conquista della Luna.

Aspettavamo il momento in cui l’essere umano sarebbe sceso sul suolo lunare. Stavamo davanti ai televisori e anche questo era una specie di miracolo. Voglio dire, quel guardare tutti insieme la stessa cosa, seppure sparsi su tutta la superficie della Terra, quell’essere uniti come per una cerimonia di cui non s’era visto l’uguale nell’intera storia dell’umanità, quell’assistere tutti insieme all’evento sognato da secoli, più vicino ai poteri degli antichi dei che a quelli degli uomini.

La tensione era già altissima quando, dopo ore di attesa, il modulo lunare Eagle della missione Apollo 11 toccò il suolo lunare, nella regione chiamata Mare della Tranquillità. In quel momento una grande emozione colse e unì, una volta finalmente, tutti gli uomini, perché quello che stava accadendo davanti agli occhi stupiti era frutto della buona volontà, del lavoro e della ricerca secolare di tutta l’umanità.

«Qui uomini del pianeta Terra misero per la prima volta il piede sulla Luna. Luglio 1969, A.D. Siamo venuti in pace per tutta l’umanità», diceva la targa portata sulla Luna dagli astronauti, che con sopra raffigurati i due emisferi terrestri, le loro firme e quella del presidente Nixon.

La conquista della Luna sulla Terra

In realtà, quei primi ambasciatori umani non erano accompagnati dal plauso di tutta l’umanità. Per i motivi più diversi, politici e, specialmente, religiosi – l’assalto al cielo è contro natura! La nuova torre di Babele! Un’offesa al Signore che ci ha voluti abitanti della Terra! – molti non inneggiarono affatto. Altri credettero che si  trattasse di un grande imbroglio. E intere popolazioni non ne sapevano niente. Ma era successo, e ne sarebbero venute innumerevoli acquisizioni scientifiche e tecnologiche che avrebbero inciso profondamente sulla vita dell’intero genere umano. Della “rivoluzione” spaziale vi sono state, infatti, “ricadute” di ogni tipo: nella scienza dei materiali, in medicina, fisica, elettronica, chimica, biologia, geofisica, astrofisica, meteorologia, climatologia, nell’analisi delle biomasse, nelle telecomunicazioni e via così, non c’è campo dell’attività umana che non abbia tratto stimoli e vantaggi dallo conquista dello spazio.

Mario Rigutti, già professore di astronomia presso il Dipartimento di Scienze Fisiche dell’Università di Napoli è stato direttore dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte.

Per saperne e vederne di più, c’è il sito della Nasa dedicato al Cinquantenario dello sbarco.

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