L’ansia può essere un sintomo precoce di Alzheimer?

musica e cervello
(Foto via Pixbay)

Nella lotta alle demenze, gran parte della battaglia è quella che si compie sul fronte della prevenzione e della diagnosi precoce. Come altrove, trovare prima, identificare presto la malattia,  potrebbe significare – quando arriveranno terapia efficaci – armare prima l’esercito per combatterla. Uno dei sintomi precoci della patologia, suggerisce oggi uno studio pubblicato sul The American Journal of Psychiatry potrebbe essere l’ansia. Un peggioramento dei sintomi ansiosi-depressivi è associato ad alti livelli di beta amiloide, la firma dell’Alzheimer, secondo la ricerca. Ma non è ancora chiara la natura dell’associazione osservata.

Punto di partenza dello studio, guidato da Nancy Donovan del Brigham and Women’s Hospital di Boston, sono state alcune osservazioni, quelle relative alle associazioni della malattia con depressione e sintomi neuropsichiatrici, considerati possibili indicatori della progressione di Alzheimer durante la fase preclinica, anni prima cioè della comparsa dei sintomi a livello cognitivo. Nel nuovo studio Donovan e colleghi hanno cercato di capire se all’interno del quadro depressivo esistessero dei sintomi specifici che potessero essere considerati come più stretti indicatori di malattia. Perché, come premettono gli autori, “per comprendere il ruolo dei sintomi depressivi nella fase preclinica, è essenziale per definire la loro relazione temporale con la proteinopatia dell’Alzheimer negli anziani senza disturbi cognitivi”.

Per farlo i ricercatori hanno condotto una serie di osservazioni su un campione di anziani senza disturbi cognitivi o psichiatrici nel corso del tempo (5 anni). I partecipanti inclusi nello studio erano 270, uomini e donne, di età comprensa tra i 62 e i 90 anni, per i quali sono stati raccolti sia dati di imaging cerebrali, come la Pet, per identificare la presenza di aggregati di beta amiloide, sia quelli di test per identificare la presenza di sintomi depressivi negli anziani (il test usato si chiamava Geriatric Depression Scale, GDS). L’accumulo della beta amiloide, così come della proteina tau anomala nel cervello, un altro possibile marcatore di malattia, può protrarsi negli anni prima che compaiano i sintomi.

Nello studio gli scienziati hanno quindi prestato attenzione ad alcuni aspetti in particolare, come l’apatia-anedonia (la mancanza di interessi e di provare piacere, soddisfazione), la disforia (uno stato di malumore caratterizzato da depressione e irritazione) e l’ansia. “Se confrontati ad altri sintomi di depressione come tristezza e perdita di interesse, i sintomi ansiosi aumentavano nel tempo nelle persone con più elevati livelli di beta amiloidi nel cervello“, ha spiegato Donovan. Un’associazione, precisano gli esperti, che può essere diretta o indiretta, per quanto noto al momento. Anche la storia precedente di depressione era correlata a sintomi più marcati, ma non a un peggioramento.

Quanto osservato, spiegano i ricercatori, suggerisce che il peggioramento dei sintomi ansiosi possa essere un indicatore di malattia, considerando i livelli di beta amiloide come marcatori di Alzheimer. Ma l’ansia può essere un sintomo molto comune, e se il dato di associazione venisse confermato, andrebbe riconsiderato all’interno di un quadro più vasto, insieme per esempio ad altri indicatori del rischio di Alzheimer.

Riferimenti: The American Journal of Psychiatry

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