Convivremo a lungo con il coronavirus?

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(Foto: Hello I'm Nik 🍌 on Unsplash)

casi di contagio nel nostro Paese, così come nel mondo, continuano ad aumentare. E la marcia del nuovo coronavirus sembra essere inarrestabile. Tuttavia, va sempre sottolineato, il tasso di letalità rimane basso. Secondo alcuni esperti, però, il coronavirus continuerà a diffondersi e dovremo probabilmente imparare a conviverci. Senza averne paura. Arriveremo, secondo gli epidemiologi, al punto in cui alla famosa frase “l’influenza stagionale è in arrivo”, dovremo aggiungerci anche “insieme alla Covid-19”.

Il confronto con l’influenza aviaria

Il motivo? Partiamo da un confronto, quello con il primo caso di influenza aviaria, quando nel maggio 1997 si registrò la prima vittima: un bambino di 3 anni che viveva a Hong Kong. In questo caso, ci sono voluti mesi prima che gli statunitensi Cdc confermarono che si trattava di una variante dell’influenza, H5N1, fino ad allora noto solo per infettare gli uccelli. L’influenza aviaria, ricordiamo, ha avuto un tasso di mortalità di circa il 60%. Una malattia grave come quella causata dal virus H5N1, tuttavia, significa anche che le persone infette possono essere identificate e isolate (o morire) molto rapidamente, non permettendo quindi al virus di andarsene in giro e aumentare, di conseguenza, il suo tasso di diffusione.

Il tasso di letalità del coronavirus è basso

Discorso ben diverso da quello del nuovo coronavirus, noto anche come Sars-CoV-2, che si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo, causando una malattia respiratoria, nota come Covid-19, che ha un tasso di letalità (rapporto tra contagi e decessi) basso, di circa il 2%. Con il suo potente mix di caratteristiche, infatti, questo virus sembra essere diverso dagli altri: può essere mortale, ma non troppo (ricordiamo che finora le vittime italiane sono tutte anziane con patologie pregresse) e provoca infezioni, ma non in modi prevedibili e identificabili in modo univoco. E, addirittura, a volte potrebbe non causare alcun sintomo.

A differenza dell’influenza aviaria, tuttavia, il mondo sta reagendo con una velocità e una mobilitazione delle risorse senza precedenti. Il nuovo virus, infatti, è stato identificato molto rapidamente e il suo genoma è stato sequenziato e condiviso in tutto il mondo in poche settimane. E mentre l’Oms ha dichiarato un’emergenza di interesse internazionale, la comunità scientifica globale ha continuato a condividere dati genomici e clinici e la ricerca su vaccini è avanzata senza sosta. Tutto ciò è accaduto nello stesso arco di tempo impiegato per identificare l’H5N1 nel 1997. Eppure l’epidemia da nuovo coronavirus sta continuando a diffondersi.

Il coronavirus potrebbe continuare a diffondersi

“Penso che probabilmente non sarà contenibile”, ha affermato Marc Lipsitch, professore di epidemiologia di Harvard, in un’intervista rilasciata a The Atlantic. Le misure di contenimento sono il primo passo per rispondere a qualsiasi focolaio, ma secondo l’esperto nel caso di Covid-19 le possibilità di prevenire un’epidemia globale sembravano già scarse da quando a gennaio scorso la Cina aveva iniziato a isolare aree progressivamente più grandi. Il virus oggi è stato trovato in 24 paesi e secondo le previsioni di Lipsitch entro il prossimo anno, circa il 40-70% delle persone in tutto il mondo sarà infetto dal nuovo coronavirus.

Ma, chiarisce con enfasi, questo non significa che tutti soffriranno gravi malattie. “È probabile che molti abbiano una malattia lieve o che possano essere asintomatici”, ha affermato l’esperto. Come con l’influenza, che è spesso pericolosa per le persone con patologie croniche e in età avanzata, nella maggior parte dei casi potrebbe passare anche senza cure mediche.

Una nuova malattia stagionale

Lipsitch non è solo nella sua convinzione che il coronavirus continuerà a diffondersi. “Mi sembra che questo virus sia davvero fuggito dalla Cina e venga trasmesso abbastanza rapidamente”, spiega a Science Christopher Dye, epidemiologo dell’Università di Oxford. “Ora sono molto più pessimista sul fatto che possa essere controllato”. Infatti, il risultato più probabile di questo focolaio, secondo il parere di un numero sempre crescente di epidemiologi, potrebbe essere quello di una nuova malattia stagionale, un coronavirus “endemico”.

In altre parole, la famosa “stagione del raffreddore e dell’influenza” potrebbe diventare “stagione del raffreddore e dell’influenza e di Covid-19”. La preoccupazione che questo virus vada oltre il contenimento, e che rimarrà con con noi a tempo indeterminato come una sorta di nuova malattia stagionale, è evidente anche nella corsa per trovare un vaccino. Durante l’epidemia di Sars nel 2003, i ricercatori sono passati dall’ottenere la sequenza genomica del virus e alla sperimentazione clinica di fase 1 di un vaccino in 20 mesi. Mentre è di ieri la notizia che l’azienda di biotecnologie statunitense Moderna Inc ha un vaccino sperimentale pronto per essere testato sull’essere umano. Anche se, ricordiamo, è molto improbabile che il vaccino arrivi in tempo per fermare questa epidemia.

Le misure di contenimento sono efficaci?

E oggi più il mondo entrerà in modalità di blocco e di autoconservazione, più difficile potrebbe essere distribuire efficacemente gli strumenti contro il coronavirus, dai vaccini e dalle mascherine al cibo e ai disinfettanti per le mani. L’Italia, l’Iran e la Corea del Sud sono ora tra i paesi che segnalano un numero in rapida crescita di infezioni Covid-19. Molti paesi hanno risposto con tentativi di contenimento: alcune misure saranno appropriate, ma vietare i viaggi, chiudere le città non sono soluzioni realistiche per un focolaio che potrebbe durare per molto tempo, senza comportare gravi rischi. 

“Tra una settimana, se le notizie continuano al ritmo degli ultimi giorni, penso che diventerà chiaro che le restrizioni ai viaggi non saranno più la principale contromisura”, commenta Lipsitch. E a un certo punto l’aspettativa che un’area potrà sfuggire agli effetti di Covid-19 dovrà essere abbandonata: la malattia dovrà essere vista come un problema di tutti. “La sfida ora è mitigare, far funzionare il sistema sanitario e non farsi prendere dal panico”, conclude Alessandro Vespignani, della Northeastern University.

Via: Wired.it

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Credits immagine: Hello I’m Nik 🍌 on Unsplash

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