Gli anticorpi potrebbero aiutarci sia per trovare nuovi trattamenti terapeutici – pensiamo alla terapia con il plasma da guariti, che si basa proprio sugli anticorpi sviluppati dai convalescenti – sia per mettere a punto un vaccino, dato che anticorpi efficaci contro il coronavirus potrebbero prevenire l’infezione. E gli scienziati sono già al lavoro anche su questo fronte della ricerca. Oggi, un gruppo internazionale guidato dall’italiano Davide Corti, ha identificato un nuovo anticorpo monoclonale che dai primi test sembrerebbe molto efficace. L’anticorpo, rintracciato in un ex paziente che ebbe la Sars nel 2003, riesce a bloccare anche il nuovo virus Sars-Cov-2. I risultati, ancora preliminari, sono pubblicati su Nature.
Gli anticorpi, una difesa naturale contro il virus
Gli anticorpi sono particolari proteine prodotte naturalmente dal nostro organismo: quando incontra materiale biologico che non riconosce, si attiva con una risposta immunitaria per difendersi. Ad esempio, pazienti che hanno avuto l’infezione Covid-19 molto probabilmente sviluppano anticorpi specifici contro il nuovo coronavirus, che sono contenuti nel loro sangue (nel plasma) e che possono essere utili ad altri malati – e che già è somministrato in via sperimentale in alcuni ospedali italiani.
Coronavirus, cosa sappiamo sulla terapia col plasma
Ma identificare gli anticorpi monoclonali (l’aggettivo monoclonali indica semplicemente che sono identici perché provenienti da un unico tipo di cellula immunitaria) che combattono il virus è utile anche per poterli ricreare in laboratorio e per la costruzione di nuovi vaccini. Nel caso del Sars-Cov-2, ma anche degli altri coronavirus collegati alla Sars (Sars-related-coronavirus, in cui rientra anche la Mers), i ricercatori provano a identificare anticorpi che riescono a bloccare il virus legandosi alla proteina spike che penetra nelle cellule agganciandole come un uncino.
Lo studio
Davide Corti, affiliato alla Vir Biotechnology in Svizzera, insieme ad altri ricercatori dell’università di Washington, dell’università della Svizzera Italiana, del Cnrs francese e dell’Istituto Pasteur a Parigi, hanno rintracciato e studiato 25 anticorpi monoclonali da un paziente ricoverato nel 2003 per la Sars. Fra questi, ne hanno identificati 8 che riescono a legarsi sia al virus libero sia alle cellule infette. Ma solo uno degli anticorpi, denominato con la sigla S309 dagli autori, risulta essere molto efficace nel neutralizzare il Sars-Cov-2. Dall’analisi della sua struttura, gli scienziati hanno mostrato che effettivamente si lega alla proteina spike e che inoltre si lega con un altro anticorpo, meno potente, che comunque colpisce un altro punto di questa proteina.
I risultati
Insomma gli anticorpi tenderebbero un duplice agguato, che potrebbe anche ridurre il rischio della comparsa di mutazioni resistenti del virus. “Questi risultati” – si legge nel paper – “aprono la strada della ricerca per utilizzare S309 e altri cocktail di anticorpi che includano S309 per la profilassi fra le persone ad altro rischio di esposizione al virus sia come terapia post-esposizione per contenere o combattere la malattia”. Bisogna sottolineare, però, che attualmente non c’è alcun esperimento con questi anticorpi su esseri umani e che dunque sarà necessario svolgere ulteriori approfondimenti e seguire l’iter della sperimentazione.
In generale, molti ricercatori hanno puntato i riflettori sugli anticorpi, inclusi quelli già trovati nel caso della Sars – ma in quel caso l’epidemia si spense prima di arrivare a un vaccino o a terapie. In un altro studio su Nature Communications, infatti, un gruppo dell’università di Utrecht ha identificato, all’interno del database di anticorpi contro il Sars-Cov-1 un altro anticorpo, in sigla 47D11, che anche in questo caso neutralizza sia Sars-Cov-1 sia Sars-Cov-2. Insomma, si tratta di una strada promettente e ogni risultato rappresenta un tassello in più, per i ricercatori di tutto il mondo, per arrivare prima a prototipi di terapie o vaccini con questi anticorpi.
Via Wired
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