Salute

Difese immunitarie, perché le donne sono fortissime?

Ebbene sì, le donne sono diverse dagli uomini. E se ne sono accorti anche i medici, magari non proprio tutti ma certamente gli immunologi e gli specialisti che, con approcci multidisciplinari, si occupano di medicina di genere. L’obiettivo della medicina di genere è quello di prendersi cura delle persone in modo diverso, a seconda che siano uomini o donne, rispettando le caratteristiche fisiologiche e funzionali tipiche dei due sessi. Nella prefazione al libro di Carlo Selmi Fortissime per natura. Perché le donne sono immunologicamente superiori (Piemme, 2020), Alberto Mantovani invita la scienza medica ad approfondire lo studio delle caratteristiche peculiari della donna, considerandone la genetica, il ciclo ormonale, lo stile di vita, l’ambiente in cui vive, tenendo conto anche delle nuove acquisizioni della genomica.

Le difese immunitarie

All’interno del nostro organismo, spiega Selmi, la reattività del sistema immunitario permette di riconoscere e affrontare in maniera aggressiva ciò che può mettere a rischio la salute (come le infezioni), mentre la tolleranza del sistema stesso gli conferisce la capacità di distinguere un potenziale pericolo da ciò che è innocuo. Siamo protetti da aggressioni potenzialmente pericolose sia da una immunità innata, che risponde riconoscendo molecole comuni a tutti i virus e batteri, e non impara dalle sue esperienze, sia da una immunità acquisita o adattativa, che impara dalle proprie esperienze, che ha memoria delle aggressioni subite e superate, che insomma ha una storia. La descrizione del funzionamento del sistema immunitario fa capire come si sviluppano le infiammazioni e il loro significato biologico, ma quando il meccanismo di tolleranza non funziona la reazione immunologica si sviluppa contro cellule del proprio stesso corpo e si generano le allergie oppure le malattie autoimmuni.

Le reazioni, a volte esagerate, delle donne

Le donne sono meno suscettibili alle infezioni (come sembra essere per Covid-19) e rispondono meglio ai vaccini, pur con differenze legate all’età e alla menopausa, ma in misura molto superiore agli uomini sono colpite da malattie autoimmuni, una “esagerazione” del loro sistema immunitario. Ci sono malattie autoimmuni tipicamente femminili (lupus, artrite reumatoide e sclerosi multipla), e poche malattie autoimmuni più frequenti negli uomini, come il diabete di tipo 1. I tumori invece, nella maggior parte delle tipologie, colpiscono più l’uomo, all’incirca due volte più delle donne. Dunque, l’uomo e la donna soffrono in modo diverso di malattie differenti, rispondono in modo diverso alle cure e, se l’uomo è più forte fisicamente, la donna lo supera nella “aggressività” del sistema di difesa immunitaria tanto da restarne, a volte, vittima. 

Carlo Selmi
Fortissime per natura. Perché le donne sono immunologicamente superiori
Prefazione di Alberto Mantovani
Piemme, 2020
pp. 144, €16,50, ebook €8,99

Il ruolo del microbioma

Studi su gemelli monozigoti hanno dimostrato che l’insorgere di malattie complesse, in cui si riconoscono diversi fattori causali, non è tanto legato all’ereditarietà e alla genetica quanto a fattori ambientali e a stili di vita che, secondo le recenti scoperte dell’epigenetica, possono modificare l’espressione del patrimonio ereditario. Da questo punto di vista, uomini e donne sono geneticamente, epigeneticamente e ormonalmente diversi.

Anche l’ambiente di vita è importante e l’ambiente esterno si riflette sull’ambiente interno, in particolare sulla popolazione batterica presente nel nostro organismo. Selmi spiega come i miliardi di batteri interni, il microbioma, influenzino lo stato di salute e di malattia del nostro corpo, ma anche il funzionamento di molti organi, lungo i cosiddetti “assi” intestino-pelle, intestino-fegato, e soprattutto intestino-sistema immunitario. L’alimentazione ha un’influenza sul microbioma e sulle malattie immunologiche; per questo una dieta bilanciata e varia, come quella mediterranea, “nutre” al meglio tutti i batteri intestinali, mantenendo vivi e attivi noi e i nostri ospiti interni. 

Immunologia della gravidanza

In uno dei capitoli più interessanti, Selmi riporta i risultati delle attuali conoscenze dell’immunologia nella gravidanza, analizzando vari punti: come il sistema immunitario può contribuire al successo della gravidanza; qual è l’andamento delle malattie immunitarie durante la gravidanza; come le malattie immunitarie possono a loro volta influenzare la gravidanza e la fertilità in generale; qual è l’impatto del sistema immunitario materno durante la gravidanza sul futuro del bambino dopo la nascita.


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In questo periodo particolare, una donna deve tollerare per 40 settimane all’interno dell’organismo una creatura con tessuti che sono al 50% di un’altra persona, cellule e tessuti che sono potenzialmente riconoscibili come non self e quindi attaccabili dal sistema immunitario che, teoricamente, dovrebbe e potrebbe anche rigettarlo. L’immunologia della gravidanza, spiega Selmi, è sempre stata assimilata all’immunologia dei trapianti, con l’idea di trovare qui una spiegazione alla tolleranza verso l’embrione. Molte condizioni immunologiche, infatti, si modificano durante i nove mesi: oggi sappiamo, per esempio, che nel 90% delle gravidanze si osserva un miglioramento per l’artrite reumatoide anche se poi, nel 50% dei casi, la malattia si riaccende bruscamente al momento del parto, quando però si può intervenire in maniera più libera a livello farmacologico. 

Anche i disturbi del sistema immunitario durante l’infanzia sono molto diversi fra maschi e femmine. I bambini maschi hanno una suscettibilità maggiore alle malattie infettive e i preadolescenti sono più sensibili all’asma; le bambine non hanno ancora i livelli di estrogeni che raggiungeranno nella pubertà ma in gioventù sono già più suscettibili alle malattie autoimmuni, come l’artrite giovanile, la sclerosi multipla e il Lupus eritematoso sistemico, ma nell’età adulta l’incidenza dell’asma è maggiore nelle femmine.

In menopausa

Non solo gravidanza e ciclo mestruale caratterizzano la diversa risposta immunitaria di genere: anche la menopausa e l’invecchiamento cambiano il corpo delle donne e il loro rapporto con le malattie. In teoria per gli uomini non esiste una vera e propria andropausa, tanto che possono riprodursi fino a cent’anni e subiscono solo un calo progressivo dopo i trent’anni – dell’1% all’anno – dei livelli di ormoni androgeni (soprattutto di testosterone).


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Questo può portare al massimo una ridotta potenza sessuale e una ridotta capacità riproduttiva. In entrambi i generi, tuttavia, l’invecchiamento porta a un aumento delle malattie croniche e alla “immunosenescenza” a carico del sistema immunitario. Questa provoca un aumento dell’incidenza del cancro e della maggior parte delle malattie croniche infiammatorie, in particolare di quelle autoimmuni, come l’artrite reumatoide.

Con il passare degli anni

Ma le differenze di genere permangono anche in età avanzata: il sistema immunitario femminile si dimostra più efficace e si modifica probabilmente in relazione alla concentrazione degli estrogeni. Sopra i 65 anni sono diverse anche le risposte ai vaccini, e con l’invecchiamento l’assenza di attività fisica porta a una involuzione muscolare, detta “sarcopenia”, per cui bastano pochi giorni di inattività per perdere una parte consistente della massa muscolare. Per rendere tollerabili le carenze fisiche dipendenti dall’invecchiamento, Selmi conclude il suo libro con un invito ad una vita sana, condensato in cinque regole efficaci per mantenersi attivi ed in salute.

Veramente molto utile un ricco glossario in cui vengono spiegati i termini tecnici usati nel libro, riconoscendo in questi anche tutti quelli che, in attesa di un vaccino efficace contro la pandemia di Covid-19, ascoltiamo quotidianamente in tv o leggiamo sui vari testi divulgativi. Le letture consigliate sono quasi tutte in inglese, prevalentemente articoli specialistici ma aggiornati al 2019. 

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Credits immagine di copertina: Photo by Jude Beck on Unsplash

Maria Arcà

Maria Arcà ha svolto ricerche in Biologia Molecolare presso l'Università e il CNR di Roma. Dagli anni 70 si è interessata ai problemi cognitivi ed epistemologici dei bambini; ha svolto attività di aggiornamento per insegnanti della scuola di base, ha pubblicato articoli e testi in Italia e all’estero.  Nel 2000, ha partecipato alla Commissione De Mauro per la definizione dei curricoli di scienze e, nel 2012, alla revisione delle Indicazioni Nazionali per il Curricolo.

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