Dove nasce il prurito nel cervello

dove nasce il prurito
(Foto via Pixabay)

A chi prima, a chi dopo, è capitato a tutti: avvertire una fastidiosa sensazione di prurito e istintivamente cercare sollievo grattandosi, a volte così intensamente da procurarsi dei graffi. Con il risultato di peggiorare la situazione in una sorta di circolo vizioso: la pelle si infiamma e la sensazione di prurito aumenta in modo esasperante. In uno studio, pubblicato su Neuron, Yan-Gang Sun e il suo team della Chinese Academy of Science hanno individuato per la prima volta le cause di questo comportamento nei topi e hanno individuato l’area del cervello responsabile, la zona dove nasce il prurito. Si tratta di un piccolo sottogruppo di neuroni, localizzati in una regione profonda, nota come sostanza grigia periacqueduttale o grigio periacqueduttale, situata nel mesencefalo, centro di controllo primario per la modulazione del dolore. La scoperta potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti contro il prurito cronico.

Le cause del prurito

Il prurito può essere indotto da molte cause diverse, tra cui reazioni allergiche, irritazione della pelle dovuta a sostanze chimiche, parassiti, trattamenti per il cancro. Spesso si tratta di un disturbo transitorio ma in alcune patologie, dal comune eczema alla sclerosi multipla o alla psoriasi, può essere un sintomo cronico che interferisce significativamente sulla qualità della vita. Il prurito ha origine da alcune cellule nervose specializzate localizzate appena sotto la superficie della pelle, che poi trasferiscono le informazioni al sistema nervoso centrale.

Recenti studi avevano identificato specifici sottotipi di neuroni coinvolti nel circuito del prurito spinale, tra cui i neuroni GRPR. Ma relativamente poco era noto finora sulle regioni del cervello coinvolte nell’elaborazione dei segnali associati al prurito.

Lì dove nasce il prurito

Per capire dove nasce il prurito, i ricercatori hanno iniettato nei topi sostanze in grado di indurlo, in particolare istamina o clorochina (un farmaco antimalarico) e hanno monitorato contemporaneamente i segnali neurali e quelli di movimento. I primi sono stati registrati grazie ad un array multielettrodo posto nel grigio periacqueduttale. Sun e il suo team sospettavano, infatti, che tale regione potesse essere coinvolta, visto il suo ruolo critico e ben noto nell’elaborazione di informazioni sensoriali correlate, come il dolore. I segnali di movimento invece sono stati monitorati grazie ad un piccolo magnete impiantato in una delle zampe posteriori dell’animale e registrando la corrente indotta dal movimento del magnete  in una bobina.

In questo modo gli scienziati hanno osservato che, mentre i topi si grattavano fino a graffiarsi, si attivavano i neuroni del grigio periacqueduttale che producono il neurotrasmettitore glutammato e un neuropeptide chiamato tachichinina I (Tac1). Successivamente i ricercatori hanno ripetuto l’esperimento mettendo a tacere i neuroni individuati ed hanno osservato che la tendenza dei topi a grattarsi, procurandosi graffi, diminuiva sensibilmente. Al contrario la stimolazione di questi neuroni, anche in assenza di istamina o clorochina, induceva i topi a grattarsi; contemporaneamente venivano attivati i neuroni che esprimono il recettore del peptide che rilascia la gastrina (GRPR, Gastrin-Releasing Peptide Receptor), un mediatore chimico che ha un ruolo chiave nella trasmissione dei segnali di prurito fra la pelle e il midollo spinale.

Nuove terapie per il prurito cronico

Secondo i ricercatori della Chinese Academy of Science, sapere dove nasce il prurito e quali sono le aree cerebrali coinvolte può aiutare a capire cosa si inceppa in condizioni di prurito cronico e portare allo sviluppo di nuove terapie. “Mancano ancora trattamenti efficaci per il prurito cronico – ha detto Sun- e ciò è dovuto alla conoscenza limitata sul meccanismo neurale del prurito. Il nostro studio fornisce il punto di partenza per comprendere meglio come la sensazione di prurito venga elaborata nel cervello. La comprensione di tali meccanismi potrà portare all’identificazione di nuovi bersagli terapeutici.” “Questi lavori ci aiuteranno a progettare nuovi approcci di studio e a sviluppare nuovi farmaci per il trattamento dei pazienti con prurito cronico.”

Prurito ed evoluzione

Come sia nato e sviluppato il sofisticato sistema che segnala al cervello di grattarsi non è chiaro. In realtà si sa ancora poco su come si sia evoluto il circuito del prurito, ma sappiamo abbastanza bene a cosa serva in natura e perché sia così importante per la sopravvivenza degli animali. “La sensazione di prurito gioca un ruolo chiave dal punto di vista evolutivo- ha spiegato Sun- dato che permette di individuare sostanze potenzialmente nocive, in particolare quelle che attaccano la pelle. Il prurito porta a grattarsi e questo può consentire di eliminare le sostanze nocive. Inoltre, in alcuni casi, le lesioni provocate dai graffi provocano una forte risposta immunitaria che aiuta a combattere l’azione della sostanza nociva stessa”.

Riferimenti: Neuron

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