In barca con il principe

Principe Alberto I di Monaco, Cap. Enrico A. d’Albertis

La sfida della conoscenza

Effemme Edizioni, 2003

pp.312, euro 16,50

Nel 1873, il venticinquenne principe ereditario del principato di Monaco acquista in Inghilterra una goletta, la Hirondelle. Comincia così una fantastica avventura marina e naturalistica, che ha portato alla fondazione di uno dei più importanti musei oceanografici del mondo. Il principe Ranieri descrisse le sue vicende in un volume – “La carriera di un navigatore” – uscito in italiano per la prima volta nel 1910, tradotto da Matilde Serao. Da questo volume, sono ripresi nella prima parte de “La sfida della conoscenza” due episodi molto significativi dei viaggi di Alberto I nell’Atlantico: un ciclone affrontato nel 1887 nella parte settentrionale dell’oceano, di ritorno da un viaggio lungo le coste del Nordamerica, e l’ultima spedizione dell’Hirondelle, alle Azzorre, nel 1888. Sono pagine di vivide descrizioni e riflessioni, più che di scienza, di amore di un capitano per il mare e per la propria nave. Di grande interesse sono anche le descrizioni delle strumentazioni utilizzate per raccogliere i campioni e conservarli nei lunghi viaggi. La parte dedicata al principe si conclude con le memorie su una spedizione nell’Artico, del 1898, con un altro naviglio, la Princesse Alice: qui la maggiore insidia furono i ghiacci che minacciavano il bastimento.La seconda metà del volume mette insieme alcuni estratti di un navigatore genovese, contemporaneo di Ranieri, che racconta di una crociera del 1882 fino alle Canarie e a Madera. Il tono misurato e aristocratico del principe lascia il posto al linguaggio fiorito del marinaio italiano, che ha dalla sua notevole esperienza e una forza espressiva ineguagliabile: “Egli corre col pensiero, corre col suo legno, corre colla sua fantasia”. Personaggio eclettico e avventuroso, con una passione per i viaggi e le sfide, Enrico d’Albertis prese più volte parte a navigazioni intorno al mondo: i ricordi dei lunghi viaggi riemergono spesso nel raccontare le più tranquille vicende del mar Mediterraneo e del vicino Atlantico, mettendo in mostra un’erudizione dagli ampi confini. La sua nave si chiamava Corsaro: era un piccolo yacht, molto più modesto dell’Hirondelle o della Princesse Alice, nonché delle navi usate dalle marine di tutto il mondo per le spedizioni talassografiche.Cosa hanno in comune il monegasco e il genovese? Oltre alla passione per il mare, i due si sforzarono di divulgare le conoscenze apprese. D’Albertis costruì un palazzo neogotico sulle colline di Genova, nel quale raccolse i reperti riportati nel corso delle sue avventure. Il suo castello è ora divenuto un museo (http://www.castellodalbertisgenova.it/) giustamente intitolato “alle culture del mondo”, che oltre alle collezioni etnografiche e antropologiche ospita anche numerosi pezzi di storia della marina: modellini, strumenti, carte nautiche, stampe e disegni.Negli stessi anni in cui d’Albertis faceva costruire la sua dimora, Alberto I fondava nel principato di Monaco il primo museo oceanografico del mondo (http://www.oceano.mc). Iniziato nel 1899 e terminato nel 1910, il museo si trova a picco sul mare e espone anche le collezioni raccolte da Alberto I. Oggi, il suo acquario è considerato uno dei più importanti al mondo. Questo volume, e tutta la collana “Pagine del Mare” (nella quale è appena uscito anche un volume di Jack London), ci mostra gli aspetti più profondi della passione per il mare: la scienza e la letteratura si fondono per trasmettere l’amore per un mondo così affascinante e ancora così poco conosciuto.

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