Neanche in montagna si respira aria pulita. Per tutta l’estate, infatti, le concentrazioni di ozono in quota sono rimaste al di sopra delle soglie di tossicità fissate dall’Unione europea. Lo testimoniano i dati raccolti nei tre mesi di monitoraggio svolto dalla campagna di Legambiente “La Carovana delle Alpi”, promossa in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. La ricerca, durata tutta l’estate scorsa, ha effettuato rilevazioni in quattro stazioni situate sull’arco alpino (Torre Pellice, Sernio, Silandro, Tarvisio) soprattutto sui versanti soleggiati, quelli più soggetti alla formazione di ozono. Risultato: le concentrazioni di ozono nell’aria superano le soglie di tossicità fissate dall’Ue. I danni sulle specie arboree sono numerose, con macchie scure sulle foglie, perdita di colorazione, riduzione delle funzioni di fotosintesi, deperimento delle piante. A serio rischio, dunque, la biodiversità e l’economia agricola montana che vede diminuire la produttività di boschi e pascoli. L’ozono costituisce un pericolo anche per la salute umana, soprattutto nelle stazioni di media quota, sopra i 1000 metri. Tre delle stazioni della Val Pellice, infatti, superano la soglia di pericolosità per l’uomo, fissata dalla normativa vigente in 110 microgrammi per metro cubo. “L’ozono si produce per effetto combinato del traffico e delle lavorazioni industriali generate nelle aree urbane, e viene trascinato dal vento fino in montagna”, afferma Andrea Poggio, vice direttore nazionale di Legambiente, “Per risanare l’aria, dunque, si deve attuare una politica coraggiosa: limitazioni del traffico, energie pulite, riconversioni delle produzioni industriali e superamento dei combustibili fossili”. (r.p.)
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