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La balena della Groenlandia, campionessa di canto

“Il mondo del silenzio”, come l’esploratore e regista Jacques Cousteau definiva l’oceano, silenzioso non lo è affatto. Moltissimi organismi marini comunicano attraverso i suoni. Primi tra tutti i cetacei. Tra questi spicca la balena della Groenlandia (Balaena mysticetus) per la complessità dei suoi canti e la capacità di produrre contemporaneamente più suoni indipendenti.

Uno studio, pubblicato su Marine Mammals Science, ha infatti individuato 12 canti mai ascoltati prima e condivisi da 32 individui, emessi durante l’annuale migrazione primaverile lungo le coste occidentali dell’Alaska. Una ricerca precedente, compiuta invece sulla popolazione di Spitsbergen, in due anni aveva registrato altri 66 canti. La balena della Groenlandia si conferma così il cetaceo con il repertorio canoro più ampio (qui e qui un paio di esempi).

Con gli idrofoni, speciali microfoni subacquei, il team di ricercatori americani guidati da Hansen Johnson, ha registrato i canti emessi della popolazione più ampia tra le quattro esistenti, collocandoli in due località lungo la rotta migratoria che va dal Mare di Bering verso il Mare dei Ciukci e di Beufort, dove le balene trascorrono l’estate e si riproducono. Da questi mari, infatti, la popolazione prende il nome di “BCB”. Dall’inizio del monitoraggio acustico, nel 1980, è la prima volta che vengono ascoltati questi nuovi canti.

L’ampiezza del repertorio potrebbe essere dovuta alla recente crescita demografica di questa popolazione. Oggi infatti la popolazione BCB è in netta ripresa, ma mezzo secolo fa era sull’orlo dell’estinzione a causa della caccia intensiva.

A sorprendere è anche la rapidità con cui le balene cambiano repertorio di anno in anno, probabilmente a causa del contatto con individui o gruppi differenti.

“I canti sono emessi dai maschi per sedurre le femmine, riflettono lo stato di salute: chi canta meglio ha più successo negli accoppiamenti. Sono la brillante soluzione che questi animali, pesanti 60-80 tonnellate, hanno trovato per non arrivare allo scontro fisico” spiega Maurizio Wurtz, cetologo, docente dell’Università di Genova. “Non deve sorprendere che costituiscano un repertorio culturale condiviso: ogni popolazione ha il suo repertorio canoro, ben riconoscibile, come un dialetto. Questi animali imparano i canti gli uni dagli altri, a volte anche da individui in migrazione, e li modificano. Così da un anno all’altro il repertorio può variare e ampliarsi”. Proprio come avviene nella balena della Groenlandia. Quanto sia vasto il repertorio resta ancora da chiarire, ma è certo che le balene imparano i canti le une dalle altre.

La balena dal canto eccezionale ha anche un altro primato: trascorre tutta la vita tra i ghiacci dell’artico. Così il loro monitoraggio consente di ottenere informazioni anche sull’inquinamento acustico, che “crea un rumore di fondo” conclude Maurizio Wurtz “e copre il canto dei cetacei, disturbando la loro comunicazione”.

Riferimenti: Marine Mammals Science
Credits immagine:  Olga Shpak, Marine Mammal Council, via Wikipedia CC

Articolo prodotto in collaborazione con il Master sgp della Sapienza Università di Roma

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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