La circolazione di correnti calde dell’Atlantico settentrionale dà segni di cedimento. L’allarme, lanciato su Nature dagli scienziati del National Oceanography Center (Noc) di Southampton (Gran Bretagna), annuncia la riduzione del 30 per cento rispetto al 1957 del flusso di acque calde dirette verso il nord Europa. La possibile causa, ancora una volta, il riscaldamento globale. Le correnti più calde e saline dell’oceano Atlantico, tra cui la corrente del Golfo, si riversano normalmente sulle coste di Scandinavia e Groenlandia, mitigandone il rigido clima artico. Nella primavera del 2004 i ricercatori del Noc hanno percorso il tragitto Bahamas-Canarie lungo il 25° parallelo e prelevato ogni 50 chilometri campioni di acque a diverse profondità. Dalle misure di temperatura, salinità e densità dei campioni hanno ricavato il volume e la velocità delle acque calde alle diverse profondità e lo hanno confrontato con i dati relativi agli anni 1957, 1981, 1992 e 1998. Dai risultati è emersa una drastica diminuzione del ricircolo di correnti profonde alle alte latitudini a partire dal 1998: le acque calde, invece di raggiungere il nord Europa, rimangono intrappolate nell’Atlantico sub-tropicale. Come conseguenza, secondo i ricercatori, dovremmo aspettarci inverni più freddi: nell’arco di un decennio le temperature lungo le coste europee nord-occidentali potrebbero abbassarsi di circa 4 °C. I paesi più interessati saranno Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Olanda e Scandinavia. Sono state installate stazioni di rilevamento in 25 punti nell’Atlantico subtropicale per monitorare il flusso di correnti nei prossimi quattro anni e verificare se la riduzione della Corrente del Golfo persiste a lungo termine. (a.p.)
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