La salute si impara a scuola

Inserire la salute come materia di insegnamento nella scuola primaria. È la proposta del ministro Ferruccio Fazio, che si è detto disponibile a interagire in tal senso con il Ministero dell’Istruzione. Le dichiarazioni di Fazio hanno concluso, a Roma, una “due giorni” di confronto tra le due istituzioni, per fare il punto sull’attuazione del progetto congiunto dal titolo Scuola e Salute (appunto).

Nato nel 2007, il programma ha l’obiettivo di diffondere nella popolazione stili di vita più sani, partendo proprio dai banchi delle elementari e delle medie. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), infatti, l’86 per cento delle morti nel mondo avviene a causa di malattie croniche non trasmissibili i cui fattori di rischio sono la cattiva alimentazione, il fumo, l’alcol e la sedentarietà. E molte abitudini non corrette si instaurano nell’infanzia e nell’adolescenza: l’85,3 per cento dei giovani che fumano in Italia, secondo l’Osservatorio fumo alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità, comincia prima del diciottesimo anno di età – il 34,5 per cento prima dei 15 anni – quando frequenta ancora la scuola.

“È fondamentale – ha affermato il ministro Fazio – che la prevenzione venga insegnata ai giovani e ai giovanissimi. Dobbiamo prendere definitivamente consapevolezza che l’Italia avrà una sempre maggiore percentuale di anziani. Per questo dobbiamo puntare sull’educazione delle nuove leve, che nascono con un’aspettativa di vita di cento anni”.

Il progetto consiste nella promozione di campagne informative e di studi epidemiologici: un modello di “ricerca-azione” condiviso da Scuola e Sanità. Tale modello andrà poi diffuso su scala nazionale, grazie a una rete di gruppi di lavoro. “Circa 250 referenti sanitari e scolastici delle Regioni italiane hanno seguito i nostri corsi di formazione – spiega Rosa Bianco Finocchiaro, responsabile scientifico del progetto – per preparare le nuove generazioni al raggiungimento di un livello di consapevolezza necessario”.

Un ruolo fondamentale in questo progetto lo ha la comunicazione. A vari livelli: l’interazione con i ragazzi, la condivisione delle esperienze tra i referenti, sino al coinvolgimento dell’intera popolazione. “Sarà necessario individuare delle infrastrutture per una comunicazione efficace – continua Finocchiaro – ‘socializzare’ le esperienze attraverso una piattaforma Web creata ad hoc o siti istituzionali. Infine, non può non essere presa in considerazione una corretta comunicazione attraverso i classici media per migliorare la diffusione delle buone pratiche alimentari e comportamentali”.

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