La scienza dei terremoti

Susan Elizabeth Hough Earthshaking Science Princeton University Press, 2002Pp 256, euro 27,64”Earthshaking Science” è un ottimo esempio di come si divulga la scienza senza banalizzarla, né dando fiato a trionfalismi scientisti di sorta. Certo, il profano potrebbe trovare qualche difficoltà di fronte alle formule e ai grafici: la sismologia è pur sempre una branca della fisica, seppur con fortissimi legami con la geologia. Il lettore rimarrà però appassionato dalla ricca aneddotica sui terremoti che il volume racconta. La sismologia ha infatti, più di altre discipline, necessità di registrare la propria storia, perché ogni terremoto rappresenta un evento importante, con un ruolo analogo a quello degli esperimenti in fisica. E proprio per questo motivo i maggiori avanzamenti nel campo si sono avuti dalla seconda metà del secolo scorso in poi, quando dalla rilevazione episodica degli eventi sismici si è passati alla registrazione sistematica grazie a una rete di centraline che copre ormai tutto il pianeta. Il volume, scritto da un’autorevole scienziata statunitense del Geological Survey statunitense, esplora tutti gli aspetti legati ai terremoti. Quello prettamente scientifico, e quindi i fondamenti di fisica e geologia occupa la prima metà del volume, che introduce il lettore alla tettonica a zolle, ai metodi di misurazione della forza dei terremoti, alla dinamica delle scosse e delle onde che poi attraversano il terreno. Si affrontano quindi le questioni legate al luogo d’origine del terremoto interno alla crosta terrestre, e ai modelli teorici sulla sua diffusione potenziale. La seconda parte è invece dedicata a temi meno strettamente scientifici, o quanto meno che riguardano molto da vicino chi non ha mai fatto scienza né ha intenzione di dedicarvisi. Il quinto capitolo tratta infatti il “Sacro Graal” della sismologia (nella definizione della stessa autrice), cioè la previsione dei terremoti. Finora nessuno è mai riuscito ad avere risultati apprezzabili, per quanto l’accumulo di conoscenze sui fenomeni sismici ci stia portando sempre più vicino all’obiettivo di cogliere il sisma sul nascere. Ma le ipotesi fin qui proposte, implementate spesso in programmi per computer, si basano su modelli della Terra che sono necessariamente troppo semplificati, anche se ne va riconosciuto il valore euristico di orientamento della ricerca. Così, è possibile sicuramente stabilire una correlazione tra l’intensità di spostamenti delle faglie (le linee lungo cui diverse zolle geologiche si toccano) e la frequenza di grandi eventi sismici.I capitoli successivi si dedicano quindi alla geografia dei terremoti e di conseguenza anche al rapporto tra urbanizzazione e eventi sismici. Proprio la difficoltà nella previsione ha fatto sì che raramente venissero intraprese a livello pubblico azioni concrete per evitare che zone a rischio venissero edificate o quanto meno che venissero attuati interventi per diminuire i rischi per la popolazione. Una notevole eccezione è il Giappone, dove il terremoto del 1995 (di magnitudo 7,1) ha distrutto solo il 10 per cento degli edifici costruiti dopo il 1971 (rispetto alla metà degli edifici più vecchi), anno in cui una nuova legislazione di sicurezza venne approvata. Di contro, il recente sisma in Turchia (agosto 1999) ha prodotto devastazioni enormi, dovute a un’edilizia recente ma molto scadente. Unica pecca del volume è la sua quasi esclusiva concentrazione sugli Usa e in particolare sulla California, mentre una mappatura più ampia delle zone a rischio e densamente popolate (e anche in Italia ne esistono), sarebbe risultata molto utile. Il lettore interessato può comunque utilizzare l’ottima bibliografia consigliata in fondo al volume.

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