Laboratorio a cielo aperto

Ricostruire la storia del clima sulla Terra, studiare batteri capaci di vivere in ambienti estremi da cui è possibile estrarre sostanze utili per la cura dei tumori, analizzare gli effetti dell’inquinamento sull’atmosfera terrestre. E da ultima la scoperta di un meteorite antico quanto il Sistema solare. Sono le possibilità offerte dal più vasto laboratorio a cielo aperto: l’Antartide. Qui, da ottobre 2003 a febbraio 2004, più di 300 tra scienziati italiani e stranieri equipaggiati con tre aerei, quattro elicotteri e due navi si sono impegnati per la realizzazione della XIX Spedizione italiana in Antartide, il cui bilancio è stato presentato il 1 giugno scorso nella sede del Cnr a Roma.

“Terra Australis Incognita” veniva indicata nelle carte geografiche fino a un paio di secoli fa, e ancora oggi è l’unico continente ancora in gran parte inesplorato. Forse anche per questo, l’Antartide serba risorse e segreti di importanza notevole, tali da giustificare un interesse e un impiego di mezzi crescenti, in scala internazionale. I suoi ghiacci, per esempio, hanno registrato le variazioni dei principali inquinanti tra cui il piombo e i clorofluorocarburi (Cfc) responsabili del buco dell’ozono.

Le ricerche svolte dalla missione italiana – la più grande finora organizzata e la prima realizzata dal Consorzio per l’attuazione del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra), del quale fanno parte l’Enea, il Cnr, l’Ogs (Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale) e l’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) – hanno evidenziato una riduzione negli ultimi anni di queste sostanze ma contemporaneamente una tendenza all’aumento degli idrocarburi policiclici aromatici nelle nevi superficiali.

Una possibile conseguenza negativa dell’introduzione della benzina verde. Negli strati ghiacciati è rimasta memoria anche delle antiche atmosfere terrestri. I ricercatori hanno a disposizione, scritta nel ghiaccio, una storia di 750.000 anni. Studiandola sono potuti risalire a otto cicli climatici, con lunghi e freddi periodi glaciali alternati a periodi interglaciali caldi e più brevi, come quello attuale. I dati raccolti finora rafforzano l’ipotesi che l’attuale periodo interglaciale, cominciato 11.500 anni fa, durerà ancora a lungo. “Nei ghiacci sono inoltre custodite particelle di origine terrestre ed extraterrestre, tra cui le meteoriti, la ricerca delle quali è stata particolarmente fruttuosa: ben 125 i campioni raccolti”, sottolinea Luigi Folco del Museo Nazionale dell’Antartide di Siena.

Tra queste ci potrebbe essere anche un campione di materia primordiale del Sistema Solare: “si sarebbe formata 4,5 miliardi di anni fa, insieme quindi al Sistema Solare”, va avanti Folco. Ora toccherà alla comunità scientifica internazionale confermare l’ipotesi dei ricercatori italiani.L’Antartide si è rivelata anche una grande fucina per la chimica farmaceutica. I ricercatori hanno prestato grande attenzione al monitoraggio dei cianobatteri, microrganismi fotosintetici provenienti dall’habitat Antartico, potenziali produttori di sostanze biologicamente attive: antibatterici, antivirali e antitumorali.

“Li cerchiamo nel terreno, nell’acqua e anche in zone molto calde, come il cratere del vulcano attivo del Monte Melbourne’’, ha detto Benjamin Pushparaj, dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise) del Cnr di Firenze. Sopravvivono alle temperature estreme grazie a un meccanismo di protezione tipico delle loro cellule: mentre con il sole proliferano e si sviluppano, non appena il clima diventa caldissimo o gelido cambiano struttura e si isolano dall’esterno.

“Adesso stiamo isolando i batteri raccolti nella spedizione’’, che in attesa della creazione del Centro nazionale sono conservati presso l’Ise. Il primo passo è isolare le colonie, che vengono purificate eliminando eventuali batteri di altro tipo; quindi i ceppi isolati vengono moltiplicati in laboratorio fino a produrre biomasse e da queste vengono estratte le sostanze bioattive. A questo punto verranno eseguiti dei test per verificare l’azione della sostanza contro altri batteri, virus o cellule tumorali.

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