Quattromila anni fa ci fu un’eruzione del Vesuvio molto più devastante di quella che distrusse Pompei nel 79 d.C. Lo riportano sui Proceedings of the National Academy of Sciences Giuseppe Mastrolorenzo e Lucia Pappalardo, vulcanologi dell’Osservatorio Vesuviano, Pier Paolo Petrone, antropologo dell’Università Federico II di Napoli, e Michael Sheridan, vulcanologo dell’Università di Buffalo che descrivono l’antichissima eruzione e mettono in guardia sugli conseguenze terribili di un eventuale “risveglio”del vulcano: in caso di eruzione del Vesuvio, l’intera area metropolitana di Napoli potrebbe essere distrutta e sarebbe a rischio la vita di tre milioni di persone. L’eruzione studiata dagli scienziati risale all’età del bronzo. In una prima fase provocò la formazione di una colonna di gas e cenere, alta circa 36 chilometri, dalla quale si produsse una violenta pioggia di lapilli che ricoprirono un vastissimo territorio ad est del vulcano. Nella fase finale, il collasso della colonna generò una pioggia di ceneri che devastò le pianure intorno al vulcano in un raggio di almeno 20 chilometri, spazzando via parecchi villaggi preistorici. L’intensità della eruzione dell’età del bronzo si può paragonare con quella del 79 d.C. confrontando lo spessore di ceneri prodotte da entrambe, nella zona occupata dalla odierna città di Napoli. Secondo i ricercatori gli attuali piani di sicurezza nel territorio partenopeo alle pendici del vulcano sono stati calibrati sugli effetti di una eruzione avvenuta nel 1631 di intensità paragonabile a quella che distrusse Pompei, ma dovrebbero essere aggiornati. “Il caso estremo è sempre da considerare”, ha commentato Mastrolorenzo, “perchè, come ha dimostrato quanto è accaduto a New Orleans e a Sarno, la vera catastrofe si verifica soltan
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