L’esopianeta che ignora la propria stella

Si tratta di uno dei comportamenti più strani osservati tra i pianeti extrasolari: un esopianeta, scoperto di recente, parte di un sistema di stelle binario, orbiterebbe solo attorno a una delle due stelle, ignorando l’altra quasi del tutto. È quanto sostengono gli scienziati della Ohio State University in uno studio, pubblicato su Science, che aiuta a espandere la ricerca dei pianeti simili alla Terra all’esterno del Sistema Solare.

L’esopianeta, denominato OGLE-2013-BLG-0341LBb, si trova a circa 3000 anni luce da noi e ha una massa che è quasi il doppio di quella del nostro pianeta. La sua stella a una distanza quasi esattamente uguale a quella che separa la Terra dal Sole; tuttavia, poichè la stella di Ogle è circa 400 volte più fioca della nostra, il pianeta è molto più freddo della Terra (213 gradi celsius sotto lo zero, leggermente più freddo di Europa, la luna ghiacciata di Giove).

Lo studio conferma per la prima volta che i pianeti extrasolari si possono formare in orbite simili a quella della Terra anche in sistemi binari in cui le due stelle non si trovano a una distanza troppo grande l’una dall’altra (in questo caso circa 15 unità astronomiche, dove 1 unità astronomica è la distanza della Terra dal Sole). Nonostante questo esopianeta sia troppo freddo per poter ospitare la vita, potrebbero esserci altri pianeti in orbita attorno a stelle simili al Sole in un sistema binario nella cosiddetta zona abitabile.

“Questa scoperta espande moltissimo le zone in cui si possono trovare pianeti abitabili in futuro,” ha spiegato Scott Gaudi, uno degli autori dello studio, “Metà delle stelle nella nostra galassia fanno parte di un sistema binario. Non avevamo idea che pianeti simili alla Terra potessero formarsi in questi sistemi con orbite simili a quella del nostro pianeta”. La tecnica usata dagli astronomi per localizzare questo particolare esopianeta si basa sul raro fenomeno delle microlenti gravitazionali, in cui la gravità di una stella agisce appunto come una lente e riesce a “mettere a fuoco” la luce di una stella più lontana, ingrandendola.

“Nelle microlenti gravitazionali osserviamo solo come la gravità influenza la luce di una stella più lontana e scorrelata dal sistema”, ha spiegato Andrew Gould, co-autore dello studio. “Questo ci dà un nuovo strumento per cercare pianeti nei sistemi binari. Ora sappiamo che con questo metodo possiamo di fatto dedurre l’esistenza di un pianeta e stimarne la massa e la distanza orbitale”. Gli scienziati aggiungono che la scoperta è stata possibile grazie alla tecnologia del telescopio Ogle, che ogni anno riesce a individuare circa 2000 eventi di questo tipo e che ogni notte osserva oltre 100 milioni di stelle. Altri tre pianeti sono stati finora scoperti in sistemi binari con separazioni simili, ma mai nessuno era stato individuato con la tecnica delle microlenti gravitazionali.

Riferimenti: Science doi: 10.1126/science.1251527
Credits immagine: Cheongho Han/Chungbuk National University

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