Quando Lynn Margulis sfidò il mondo con le sue teorie sull’evoluzione

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(Credits: Aaron Burden on Unsplash)

La vita personale e l’attività scientifica della biologa Lynn Margulis sono al centro del lavoro della giornalista Adriana Giannini, che ha scritto con entusiasmo e partecipazione la biografia di questa “nostra signora del moto perpetuo”, attivissima nel presentare e proporre al mondo scientifico le proprie idee. Queste, organizzate nella originale teoria della simbiogenesis, trovarono fin dagli anni ’60 del secolo scorso grandissime ostilità del mondo accademico legato ad una interpretazione dell’evoluzione rigorosamente neo-darwinista; e per la Margulis il suo essere donna non era certamente di aiuto.

Studi precedenti avevano già cominciato a cercare, oltre ai meccanismi di mutazione del DNA, indizi di quello che adesso si chiama trasferimento genico orizzontale: per esempio, sappiamo da tempo che i batteri possono scambiarsi DNA plasmidico trasmettendo l’antibiotico-resistenza da un ceppo ad un altro. Nella simbiogenesis Margulis postulava una idea di vivente cooperativo, in cui meccanismi di unione prima e di divisione di funzioni poi, tra cellule semplici, potevano sviluppare nuove e più efficaci attività di sopravvivenza. La sua teoria infatti sosteneva che la formazione di nuove specie potesse avvenire attraverso relazioni simbiotiche tra specie meno evolute: la cellula eucariotica, dotata di nucleo, poteva essersi formata inglobando organismi simbionti più semplici che, per esempio, si sarebbero trasformati negli attuali mitocondri, capaci di ossidare gli zuccheri fino ad ottenere anidride carbonica negli attuali processi che chiamiamo respirazione. Altri microrganismi, simbionti delle cellule diventate poi vegetali, avrebbero dato a queste la possibilità di fotosintetizzare sostanze organiche, diventando gli organelli che chiamiamo cloroplasti. Tracce di questi processi si possono individuare nel DNA specifico sia dei mitocondri che dei cloroplasti, diverso dal DNA nucleare. Nel tempo i processi di simbiosi si sarebbero perfezionati, con trasferimenti di complesse funzioni dal simbionte all’ospite, fino a formare cellule eucariote autonome, con integrazioni di DNA tra organelli e nucleo formando una sorta di OGM naturali. Forse anche ciglia e flagelli caratteristici di molte cellule superiori potrebbero essere stati il “regalo” di microrganismi inglobati e forse anche lo stesso nucleo potrebbe essere una struttura acquisita con processi simbiotici. Ma non è facile ammettere che tutti gli eventi della speciazione siano stati prodotti da simbiosi tra due organismi non correlati che, mettendo in comune le loro informazioni, hanno costruito nuovi assetti genetici.

Adriana Giannini

Lynn Margulis. La scoperta dell’evoluzione come cooperazione

L’asino d’oro, 2021

PP.152, € 15,00


L’innovazione sostenuta da questa teoria, infatti, ha generato molte ostilità e, soprattutto nei primi tempi Richard Dowkins, autore di testi divulgativi di successo (come L’orologiaio cieco, e Il gene egoista), ha molto contestato il valore scientifico delle ricerche e delle documentazioni presentate da Margulis. In particolare, ben convinti del significato biologico dominante del gene, i biologi ortodossi hanno trovato molta difficoltà ridefinire il significato delle entità biologiche e a considerare ogni organismo multicellulare come un “olobionte”, cioè composto a vari livelli dai propri organismi simbionti, capaci di integrare le loro funzioni in modo cooperativo.

Sono da tempo note le più diverse forme di parassitismo e di cooperazione mutualistica tra animali e tra vegetali: tutti ormai siamo a conoscenza della complessità del microbiota nel nostro intestino e ancora ci si domanda se , o quanto, i batteri intestinali facciano parte del nostro organismo visto che senza il loro contributo non riusciremmo a vivere. Analoghe considerazioni si possono fare per gli ospiti dell’intestino delle termiti, che a loro volta contengono altri ospiti di vitale importanza per la vita delle termiti stesse; molte di queste relazioni tra specie sono certamente coevolute e vagliate dalla selezione naturale per la loro stabilizzazione. E’ importante però, secondo me, distinguere le interazioni reciproche tra organismi di specie diverse dal fatto che interi set di geni possano passare da un individuo all’altro e restare funzionalmente attivi nel nuovo sistema biologico, superando le barriere del self. Attraverso la fagocitosi, sostiene Margulis, gli eucarioti possono inglobare in una sola volta interi genomi. E aggiunge: la fecondazione in fondo che cosa è? In realtà la fecondazione avviene tra organismi della stessa specie, dopo un complicato processo chiamato meiosi o divisione riduzionale; e i cromosomi paterni e materni possono riappaiarsi a formare di nuovo un corredo diploide: le differenze con la fagocitosi sembrano evidenti.

Tra le tante amicizie di Margulis è da ricordare quella con Lovelock, il sostenitore della teoria di Gaia, convinto delle capacità di resilienza di una Terra considerata alla stregua di un organismo vivente. Questa ipotesi ha avuto una certa importanza per far riflettere gli umani sulle sempre più precarie condizioni del pianeta anche se attualmente è un po’ passata di moda.

Pur girando il mondo e affrontando contestazioni e polemiche, le vicende personali di Margulis hanno una parte importante nella sua vita: Giannini ci racconta le storie coniugali, i quattro figli, gli ottimi rapporti con i collaboratori, l’aiuto del suo figlio maggiore nelle attività di divulgazione, i numerosi premi ricevuti, le lauree ad honorem in diverse discipline, le attività nei diversi paesi del mondo e in alcune università italiane. La sua vita dinamica e appassionata è davvero interessante, e il rispetto per la volontà di morire circondata da figli e dalle cose a lei care rende sereni i suoi ultimi momenti. Le sue ceneri, insieme ad una moneta di buon augurio, sono vicine alla casa amata, nel lago dove aveva raccolto tanto materiale per le sue ricerche.

Credits immagine: Aaron Burden on Unsplash