Perché contro l’insonnia dobbiamo cambiare strategia

insonnia
(Foto via Pixabay)

Colpisce milioni di persone, che lottano contro notti in bianco con le strategie più disparate: c’è chi prova con la melatonina, chi con lo yoga, la valeriana, chi segue alla lettera le buone norme in fatto di igiene del sonno. Molte sono le strategie da mettere in campo contro l’insonnia, ma poco ancora è noto sui processi biologici alla base di questo disturbo e comprenderli potrebbe aiutare a combatterlo. A far luce sulla tema sono oggi due nuovi studi pubblicati su Nature Genetics (qui e qui) che descrivono i meccanismi genetici, le cellule e le aree cerebrali coinvolti nell’insonnia e mostrano una stretta correlazione con i disturbi psichiatrici e le malattie cardiache.

Insonnia, questione (anche) di geni

Il sonno è essenziale per la salute ed il benessere. Non sorprende quindi che chi ha un brutto rapporto con Morfeo possa andare incontro a complicazioni per la propria salute, e che l’insonnia sia correlata a rischio di depressione, ansia e malattie cardiache. Finora gli scienziati avevano identificato solo pochi geni implicati nell’insonnia cronica non riuscendo, inoltre, a capire quali fossero i meccanismi coinvolti e come l’insonnia potesse influenzare altre patologie croniche.

Per rispondere a queste domande, Danielle Posthuma della Vrije Universiteit ed Eus Van Someren dell’Istituto di neuroscienze olandese hanno raccolto informazioni sul DNA e sulle abitudini di sonno di 1,3 milioni di persone. Sono state così individuate 956 regioni di DNA le cui varianti avrebbero un ruolo importante nello sviluppo dell’insonnia. L’identificazione di questa considerevole quantità di geni ha permesso agli autori di far luce sui processi biologici, le cellule e le aree del cervello coinvolte nel determinare la qualità del sonno.

Nel dettaglio, i ricercatori hanno osservato che alcuni di questi geni sono implicati nel determinare la funzionalità degli assoni, i lunghi prolungamenti dei neuroni che permettono alle cellule nervose di parlarsi. Altri, invece, sono espressi principalmente nei neuroni medi spinosi, cellule che si trovano soprattutto nella corteccia frontale e nei nuclei subcorticali, aree che erano già state correlate al disturbo come evidenziato da studi di imaging cerebrale su persone che soffrono di insonnia.

Basi genetiche condivise con altri disturbi

Gli autori hanno quindi fatto un confronto tra i geni identificati e quelli associati ad altre caratteristiche dell’individuo. Con sorpresa, hanno osservato una sovrapposizione tra i geni correlati al rischio di insonnia e quelli associati al rischio di depressione e ansia, ma non con quelli legati ad altre caratteristiche del sonno, come ad esempio l’essere mattinieri o nottambuli.

“Questo studio rappresenta un importante passo avanti nella comprensione dei meccanismi genetici dell’insonnia e indica che questa è una patologia grave che condivide le basi genetiche con disturbi psichiatrici e malattie del metabolismo”, afferma Vladimir Vacic, ricercatore della 23andMe che con il suo database ha dato un contributo fondamentale alla ricerca.

Per capire l’insonnia serve cambiare paradigma

Nel tentativo di fare un po’ di chiarezza sulla relazione tra insonnia, depressione e malattie cardiache, in un secondo studio dello stesso numero di Nature Genetics alcuni ricercatori del Massachusetts General Hospital negli Stati Uniti e dell’Università di Exeter in Gran Bretagna hanno preso in esame i dati di 450.000 persone del Regno Unito, insieme a quelli di 15.000 norvegesi e 2.200 americani. Sono così stati identificati 57 geni associati ai sintomi dell’insonnia (auto-riferita dai partecipanti allo studio). Anche in questo caso, curiosamente, le regioni identificate non appartenevano a quelle di sostanze coinvolte nella regolazione del sonno, ma erano condivise con fattori genetici legati alla sindrome delle gambe senza riposo, all’invecchiamento, al comportamento e alla salute psichiatrica, riproduttiva e cardiaca. Gli autori hanno osservato che l’insonnia raddoppia il rischio di malattie coronariche, aumenta il rischio di depressione e diminuisce il senso del benessere, con un possibile legame di causa-effetto, scrivono.

“Abbiamo sempre cercato le cause dell’insonnia nei circuiti cerebrali che regolano il sonno. Ma i risultati del nostro studio ci mostrano che dobbiamo cambiare paradigma e spostare la nostra attenzione sui circuiti che regolano l’emozione, lo stress e la tensione”, conclude Van Someren, uno degli autori della prima ricerca. Un buon auspicio anche per lo sviluppo di nuove terapie e farmaci contro questo disturbo.

Riferimenti: Nature Genetics 1, 2

1 commento

  1. Ogni rifiuto che si mangia va “cancellato”. In genere il nostro cervello organizza le sostanze positive e negative in “cassetti fisico- organici, senza la semplificazione di esse che viene attuata attraverso organi – fondamento.
    Occorre analizzare benissimo l’etichetta che dovrebbe riportare anche pressochè tutte le indicazioni ogm, odt( tumorali, diabetiche e destrutturanti dello scheletro),
    Si butta via cibo per 335 tonnellate mese e 546 anno.
    Suggerimento di confezioni di vetro termoriscaldabili e riciclate a dovere al posto della plastica. Sono a favore di una consapevolezza più mirata delle nazioni e di un ddl specifico.

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