Reinventare la medicina. Con applicazioni per medici e pazienti, stampanti 3D per creare tessuti artificiali, dispositivi rileva-movimenti alla Kinect e programmi ad hoc per snellire il lavoro dei dottori. E, ovviamente, con i social network. Magari sfruttando la mole enorme di dati che arrivano dalla genomica e dalla proteomica, puntando sul crowsourcing e sul cloudsourcing. “In futuro potremmo non prescrivere farmaci, ma app”. A parlare è Daniel Kraft della Singularity University in Silicon Valley, secondo il quale le nuove tecnologie stravolgeranno il volto della medicina già nel corso del 2012. Ecco come, nei sei punti riassunti da TechCrunch.
Ai al posto dei medici
Una macchia dubbia sulla pelle, c’è da preoccuparsi? Le informazioni per stabilirlo presto potrebbero essere immagazzinate nella nuvola (cloud) ed essere disponibili a tutti, attraverso i computerintelligenti, istruiti per riconoscere le caratteristiche dermatologiche della macchia, fotografata tramite specifiche app dal medico di famiglia. Così che solo nei casi in cui ve ne sia veramente bisogno si venga indirizzati dallo specialista, e anche chi si trova nelle zone più remote possa aver accesso a una prima diagnosi. Un po’ quello che già fanno alcune applicazioni per smartphone come Skin scan, che elabora l’immagine scattata dall’utente e, in caso, lo aiuta anche a trovare il dermatologo più vicino da consultare. Secondo Kraft presto anche sistemi di intelligenza artificiale come Watson dell’Ibm potrebbero essere applicati al campo medico.
Molti dati a poco prezzo
Da un miliardo di dollari di una decina di anni fa ai neanche mille dollari necessari oggi. Tanto si è ridotto il costo dell’analisi di un intero genoma umano. Una delle conseguenze è che nei prossimi anni il numero delle persone che chiederanno di conoscere la sequenza dei propri geni (o tutte le proteineprodotte dal loro organismo) potrebbe crescere a dismisura. Di pari passo, però, cresce anche il numero di dati accumulati, magari da interpretare tramite tecnologie cloudsourced o crowdsourced. In questo modo infatti, l’analisi dei dati si snellirebbe notevolmente a beneficio di ricercatori, medici e pazienti che, sulla base dei risultati genetici, potrebbero, per esempio, adottare stili di vita e scelte più consapevoli.
Stampanti mediche 3D
Il mercato delle stampanti 3D cresce e i prezzi si abbassano, e presto potrebbe accadere lo stesso anche nel campo della medicina rigenerativa. Se infatti si parla già di stampanti 3D per la produzione di ossa artificiali e di bioprinting in tre dimensioni per ricostruire la pelle, l’idea per l’anno appena iniziato è di andare ancora oltre. Come? Sostituendo l’ inchiostro della stampante con le cellule staminali, in modo da realizzare copie quasi perfette di tessuti biologici.
Spingendosi più in là con la fantasia, è possibile immaginare di creare una collezione di diversi tessuti per poi arrivare alla riproduzione di interi organi.
Social network e status di salute
Non solo video, news, mood e gusti musicali. La condivisione nell’era dei social network passa anche per un raffreddore. Così che analizzare i contenuti di piattaforme come Facebook potrebbe aiutare i medici e gli scienziati a predire lo scoppio e la diffusione dell’influenza. Ma non solo. La presenza di social network dedicati alla sfera medica infatti, come PatientLikeMe e CureTogether, e le informazioni in essi contenuti aiuterebbero gli scienziati nell’allestimento di trial clinici. Tali strumenti potrebbero anche servire per monitorare studi già avviati. Infatti, registrando lo stato di salute e i parametri clinici attraverso sistemi elettronici come Practice Fusion, i medici riuscirebbero a capire quanto e come sia efficace un certo trattamento.
La comunicazione medico-paziente
In questo campo più che le nuove tecnologie al servizio della comunicazione tra medico e malato (come FaceTime e Skype, per visite a distanza) la vera rivoluzione dovrà essere quella dei sistemi di pagamento e rimborso per i servizi di assistenza non tradizionali. È logico, infatti, pensare che un medico sempre disponibile voglia essere pagato. Secondo Kraft, la soluzione per contenere i costi e permettere davvero alle nuove tecnologie di entrare nella pratica clinica sarebbe quella di puntare su un sistema che paghi l’efficacia della prevenzione, e non il trattamento per procedure extra
Tecnologie mobili per la telemedicina
Monitorare costantemente il battito cardiaco con un dispositivo mobile connesso a uno smartphone e inviare i dati sulla nuvola, dove il nostro cardiologo potrà pescarli e analizzarli a distanza in tempo reale. È quello che faranno dispositivi elettronici come Alivecor Electrocardiogram. Ma l’idea di strumenti diagnostici mobili potrebbe riguardare anche campi diversi, e trasformare uno smarthphone in un otoscopio o in un sensore glicemico. O perché no, unire tutti i diversi strumenti in uno solo, un po’ come il Tricorder di Star Trek (con tanto di premio da 10 milioni di dollari per chi svilupperà per primo un dispositivo del genere).
via wired.it
Credit immagine: PatientLikeMe