Nel cuore della foresta fossile

Grandi alberi alti oltre 10 metri, simili a palme o felci, piante che si estendevano in orizzontale, e un sistema ecologicamente molto più complesso di quanto si credesse. Così appariva 385 milioni di anni fa la foresta di Gilboa, nei monti Catskill, situati nella parte settentrionale di quello che ora è lo stato di New York. A svelare su Nature i segreti di questa  foresta fossile di 1300 metri quadrati, la più antica mai scoperta, è stato Chris Barry della Cardiff School of Earth and Ocean Sciences in Galles (UK).

La foresta di Gilboa è stata a lungo un mito per gli scienziati. I primi indizi della sua esistenza risalgono addirittura al 1850, quando nella vicina baia di Schoharie fu ritrovato il primo fossile di un albero dell’era Devoniana. Successivamente, negli anni ’20, durante l’estrazione di roccia da una cava, per costruire la vicina diga di Gilboa, vennero rinvenuti centinaia di grandi tronchi fossilizzati: i resti degli “alberi di Gilboa”. Anche allora fu però possibile raccogliere solo poche informazioni sul contesto geologico degli antichi alberi, il terreno in cui crescevano e la distanza tra le loro basi. Una volta terminata la costruzione della diga, la cava venne chiusa e la foresta rimase ancora una volta nascosta. Solo nel maggio 2010 i lavori per la manutenzione della diga portarono a un parziale svuotamento del sito di estrazione. I ricercatori che monitoravano il sito scoprirono che il selciato originale della cava, finalmente dissotterrato, mostrava ancora le radici e le posizioni dei tronchi: l’antica foresta veniva finalmente alla luce, a disposizione degli studiosi.

I risultati di questi primi due anni di ricerche descrivono le basi dei cosiddetti “alberi di Gilboa” come spettacolari depressioni di circa due metri di diametro, circondate da migliaia di radici. Era già noto che questi resti pietrificati fossero i fossili di estinte piante, appartenenti alle Cladoxylopsida, che si riteneva finora fossero le uniche nella foresta di Gilboa. Una delle più grandi sorprese è stata invece la scoperta di molti sistemi orizzontali di rami spessi circa 15 centimetri, che i ricercatori hanno dimostrato appartenere a un’altra specie vegetale (Aneurophytalean progymnosperm) i cui tronchi si estendono principalmente sotto il terreno. I ricercatori, inoltre, hanno ritrovato il campione di un terzo tipo di albero, la cui morfologia è ancora ignota.

“Tutto questo dimostra che l’antica foresta di Gilboa fu un sistema ecologicamente molto più complesso di quanto ci aspettassimo, e che probabilmente il legno degli alberi conteneva molto più carbonio. Questo permetterà studi più raffinati sul modo in cui l’evoluzione delle foreste ha cambiato il nostro pianeta e quella delle prime forme di vita”, spiega Barry. Anche per questo la foresta di Gilboa rappresenta un eccezionale laboratorio a cielo aperto.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/483041a

Credit immagine: Frank Mannolini/Nature

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