Omicron: meglio test salivari o tamponi nasofaringei?

test salivari
(Foto: Mufid Majnun on Unsplash)

I tamponi sono un caposaldo della lotta alla pandemia, talmente fondamentali da essere diventati sinonimo di test quando si parla di Covid-19. Eppure il prelievo nasofaringeo non è l’unica strada per individuare il virus. Anche la saliva lo contiene, e anzi presenta alcuni vantaggi. Il prelievo è più semplice e meno invasivo, e sembra dare risposte affidabili in una fase più precoce dell’infezione, quando le mucose nasali non portano ancora una carica virale sufficiente. 

I test salivari però hanno anche diversi limiti, legati soprattutto a una minore affidabilità e alla mancanza di dimestichezza della comunità scientifica con queste tecniche diagnostiche, che ha ritardato notevolmente la loro diffusione. Con omicron che avanza, però, c’è chi ritiene che si riveleranno più utili dei tamponi tradizionali, meno adatti nel caso di una variante così infettiva e rapida nel provocare la comparsa dei sintomi della malattia. Ma quali dati ci sono a riguardo? E quanto sono efficaci realmente i test salivari?

I tamponi salivari

Come nel caso dei tamponi nasofaringei, anche i test salivari (almeno quelli già approvati) ricadono in due categorie: antigenici e molecolari. Come abbiamo imparato nei primi mesi di pandemia, i primi sono test che cercano Sars-Cov-2 utilizzando degli anticorpi che possono riconoscere un antigene presente sulla superficie del virus. Tendono a essere meno precisi (o meglio sensibili, cioè proni a una maggiore incidenza di falsi negativi), ma sono molto più rapidi nel fornire un responso, e non necessitano di un laboratorio di analisi. 

I secondi sono invece test basati sull’identificazione dell’Rna virale, e utilizzano la Pcr (Polymerase Chain Reaction) per amplificare i frammenti di materiale genetico presenti in un campione e confermare così la presenza del virus. Sono più sensibili: quasi alla pari con i test molecolari su tamponi nasofaringei, considerati ancora il golden standard della diagnostica di Covid-19.

Attualmente, entrambi i tipi sono disponibili nel nostro paese. I antigenici rapidi su saliva sono economici (partono dai 4-6 euro), e forniscono un responso in appena 15 minuti. Ma a differenza dei tamponi antigenici rapidi nasofaringei, non sono considerati sufficientemente affidabili dal ministero della Salute, che a settembre ne ha escluso di conseguenza la validità per l’ottenimento del green pass, e ha raccomandato di non considerarli come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, in quanto – si legge in una circolare dello scorso 24 settembre – “non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità”. 

Per i test salivari molecolari, invece, le metanalisi disponibili parlano di una sensibilità che si attesta attorno al 75-93%. Sufficiente, per il ministero, per renderli un’alternativa affidabile al tampone molecolare tradizionale: il risultato è stato infatti equiparato alle altre metodiche valide per l’ottenimento del green pass. Anche se la maggior complessità logistica rispetto ai tamponi rapidi (e il fatto che non tutti i laboratori di analisi sono attrezzati per processare campioni salivari) ha spinto a limitarne l’utilizzo a un certo numero di casi selezionati, come anziani, disabili, screening in ambito scolastico e sociosanitario.


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Vantaggi per omicron?

Utilizzare la saliva al posto dei tamponi nasali per identificare Sars-Cov-2 ha dei vantaggi evidenti: è un metodo molto meno invasivo e nelle giuste condizioni non richiede alcuna abilità o formazione specifica per la raccolta del campione. I tamponi nasali però sono da sempre molto più diffusi in campo diagnostico per le malattie respiratorie. E questo ha limitato la diffusione dei test salivari nelle prime fasi della pandemia, perché la comunità scientifica si è affidata alle tecniche più consolidate. 

Col tempo però è stato dimostrato che Sars-Cov-2 non si replica solamente nel naso, ma infetta anche le cellule della bocca, ed è presente in alte quantità nella saliva, che rappresenta quindi una via diagnostica più che valida: è ormai dimostrato infatti che la sensibilità dei test salivari molecolari, se ben realizzati, è paragonabile a quella dei tamponi nasofaringei.

Di recente, inoltre, sono iniziati ad emergere indizi che sembrano indicare che Sars-Cov-2 risulta identificabile nella saliva in anticipo rispetto a quanto non avvenga nel naso. Una ricerca in preprint realizzata nei laboratori dell’università del Maryland, per esempio, ha comparato l’efficacia diagnostica dei test salivari e dei tamponi nasofaringei, arrivando a risultati piuttosto interessanti: nei tre giorni precedenti e nei due successivi all’insorgenza dei sintomi di Covid-19, la saliva ha una probabilità 12 volte maggiore dei tamponi nasali di fornire un responso positivo con la Pcr, differenza che va a sparire invece più avanti nel corso dell’infezione. 

Risultati simili arrivano anche da un altro studio (anche questo in preprint), che ha comparato tamponi antigenici rapidi e test salivari molecolari, individuando il virus 1 o 2 giorni prima nella saliva in 5 partecipanti su 30. Se confermati, i risultati sottolineerebbero un altro vantaggio importante dei test salivari: una maggiore efficacia nelle primissime fasi del contagio. Particolarmente utile di fronte a una variante come omicron, che sembra più rapida delle precedenti a replicarsi, portare all’insorgenza dei sintomi e rendere infettivo il paziente, e necessita quindi della maggiore tempestività diagnostica possibile.

Dove effettuare i test salivari

Attualmente è possibile sottoporsi a un test salivare in diversi modi. Quelli antigenici rapidi sono disponibili un po’ ovunque: in farmacia, al supermercato, sulla rete. Costano pochissimo, danno risultati in pochi minuti, ma non sono considerati affidabili dagli esperti. Si possono quindi utilizzare come fai da te, con tutti i limiti del caso, e senza ottenere grandi rassicurazioni da un risultato negativo. 

Per gli antigenici molecolari invece la procedura è la stessa che si segue nel caso dei tamponi molecolari: possono essere eseguiti solamente da laboratori autorizzati, richiedono un prelievo del campione e poi diverse ore per la sua analisi. I risultati hanno la massima affidabilità, e sono validi per ottenere il green pass. Per sottoporvisi bisogna rispettare alcune semplici regole: la saliva deve essere raccolta a digiuno (30 minuti dall’assunzione di cibi o bevande), senza aver fumato, lavato i denti, bevuto o usato gomma da masticare, e la bocca deve essere priva di lesioni.

Nel pubblico (al netto delle solite differenze regionali) sono utilizzati unicamente per screening come quello delle scuole sentinella. Nel privato si trovano un po’ ovunque, con prezzi che partono dai 50-60 euro.

via Wired.it

Credits immagine: Mufid Majnun on Unsplash