Categorie: AmbienteSocietà

Politica saggia, anzi un po’ vecchia

Ugo Leone
Una politica per l’ambiente
La Nuova Italia Scientifica
Roma, 1996 lire 28.500

Non è facile scrivere di politica dell’ambiente. Perché si finisce col muoversi sul campo minato di scienze giovani e poco consolidate, fra le sabbie mobili di dati opinabili o parziali. “Una politica per l’ambiente”, il nuovo volume di Ugo Leone, professore di Politica dell’ambiente presso l’Università di Napoli, tenta di coniugare serietà e chiarezza nelle valutazioni di carattere politico.Agire a monte, non a valle: è certamente questo uno dei messaggi alla base del libro intero. Agire a monte significa, per Leone, che l’azione politica dei governi dovrebbe privilegiare la tassazione o la repressione delle attività inquinanti rispetto agli investimenti per il disinquinamento. Significa che gli economisti dovrebbero cominciare a introdurre nella valutazione della ricchezza e del benessere effettivo di un paese un prodotto interno lordo “verde”, nel quale cioè si tenga conto della qualità ambientale o dei costi altissimi, sociali ed economici, che comporta il degrado.Agire a monte significa “dare un senso alla spesa per l’ambiente, finalizzandola in modo produttivo e non semplicemente riparativo”. Significa che lo sviluppo non si misura solo in termini di essere e avere. Tanto che paesi con lo stesso Pil pro-capite, bassissimo, di 500 dollari, come Sri Lanka e Guinea hanno speranze di vita radicalmente differenti (oltre 71 anni la prima, meno di 44 la seconda).Agire a monte, ancora, vuol dire secondo Leone che i problemi della fame nel mondo e dell’incremento demografico non si risolvono né con le campagne per la contraccezione né con l’incremento della produzione agricola. Perchè non è il cibo che manca, ma una sua equa distribuzione. Perché si può fare pianificazione familiare solo dopo che si è superata la fame. E perchè l’incremento di produzione è stato sinonimo, sino a oggi, di incremento nell’uso di pesticidi, concimi chimici e semi transgenici: tutti strumenti che, problemi ecologici a parte, hanno avuto il risultato di aumentare il debito estero dei paesi in via di sviluppo e di penalizzare pesantemente i piccoli coltivatori.Scrive molte cose sensate, Leone, e condivisibili. E le correda di una moltitudine di dati aggiornati e autorevoli sulla deforestazione o sull’inquinamento, sull’urbanizzazione o l’effetto serra, sulla denutrizione o sulle vittime di terremoti ed eruzioni vulcaniche. Un volume squisitamente politico, dunque, ma a cui non mancano serietà metodologica e attenzione ai dati concreti. Quello che invece è parso assente è ciò che in politica vi è di più importante: le nuove idee e l’analisi di azioni concrete.Nel volume, tutto suona come la riesposizione un po’ stanca di idee che circolano da vari anni. Di pensieri, e di dati, l’autore ne fornisce in abbondanza. Ma, almeno in politica, dai pensieri discendono azioni. E invece mancano, sorprendentemente, i riferimenti alle attività concrete di istituzioni, organizzazioni non governative, comunità locali che in ogni parte del mondo hanno proposto negli ultimi anni i nuovi modelli per lo sviluppo sostenibile.Leone racconta che non può esserci sviluppo sostenibile dove non nasca una parallela attenzione alla giustizia sociale, al benessere delle comunità locali. Ma si scorda di parlare, per esempio, della riserva di Mamirauà, in Amazzonia, che dopo anni di lotte della comunità locale contro la legge che prevedeva l’espulsione di ogni essere umano dal parco, si è imposta all’attenzione del mondo come uno straordinario laboratorio per sperimentare lo sviluppo sostenibile nella foresta, e come esempio di successo per una nuova politica di gestione delle aree protette. Il volume spiega bene come la storia Green Revolution finanziata dal Banco Mondiale non abbia affatto portato un miglioramento delle condizioni di vita nei tre paesi del Terzo Mondo, come abbia rappresentato spesso l’esatto contrario dello sviluppo sostenibile. Ma non si citano le lotte delle donne e dei contadini indiani del movimento Chipko, che hanno portato all’attenzione del mondo modelli concreti per lo sviluppo sostenibile. E si accenna appena nella bibliografia al rispetto sui temi dello sviluppo e dell’ecologia.Fosse una tesi di laurea compilativa, “Una politica per l’ambiente” sarebbe quella di uno studente brillante. Ma dal volume di uno studioso e professionista di politica ambientale ci aspettavamo qualche novità in più.

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