“Quei laboratori non sono sicuri”

E’ ormai una polemica aperta. Tra i Laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso e la sezione abruzzese del Wwf lo strappo non sembra ricucibile. La materia del contendere: i possibili danni ambientali che le ricerche presso i laboratori sotterranei potrebbero provocare. Solo nell’ultimo mese l’associazione ambientalista ha redatto due lettere di denuncia, inviate tra l’altro al Ministero dell’Interno, dell’Ambiente e dei Beni culturali, in cui accusa la pericolosità degli esperimenti sotto il Gran Sasso.

Ma andiamo per ordine. Il 2 gennaio 2002 da Pescara parte una lettera del Wwf che informa 15 enti tra ministeri, prefetture e associazioni ambientaliste della tossicità di alcune sostanze utilizzate nei laboratori. In particolare sembrerebbero essere stoccati grossi quantitativi di Cloruro di Gallio, Argon liquido, Germanio arricchito e isoAlcani miscelati ad altre sostanze. “Abbiamo verificato la presenza di queste sostanze”, afferma Dante Caserta, presidente del Wwf Abruzzo, “sul sito Internet dei laboratori e su quello di altri enti come l’Università La Sapienza di Roma che collaborano ad alcune ricerche condotte sotto il Gran Sasso. In seguito abbiamo accertato la loro tossicità su tabelle forniteci dall’Epa, l’Agenzia statunitense per la protezione dell’Ambiente”.

Bisogna dire però che di per sé la presenza di queste sostanze non è pericolosa. Semmai è la loro fuoriuscita dai contenitori che potrebbe causare danni forse irreparabili. Sotto i laboratori, infatti, si trova la più importante falda acquifera dell’Abruzzo che rifornisce gran parte della regione. Un problema quindi di sicurezza delle strutture, un altro aspetto di cui il Wwf dubita. E non poco, tanto che il 9 gennaio viene redatta una seconda lettera. Nello scritto è messo sotto accusa soprattutto il progetto Macro, esperimento chiuso alla fine del 2000 e che riguardava la ricerca di “monopoli magnetici”, cioè di particelle magnetiche con una sola polarità. Nel testo si leggono stralci di una relazione del marzo 2000 di Roberto Tartaglia dell’Infn sulla sicurezza dell’apparato: “Rispetto all’Esperimento Lvd, il vantaggio è dato dalla temperatura di infiammabilità dell’olio minerale nettamente più elevata, mentre il materiale utilizzato per il contenimento (Pvc invece che acciaio) e l’infiammabilità della miscela di gas sono senza dubbio penalizzanti e contribuiscono a creare una condizione peggiore per quel che riguarda la Sicurezza. Inoltre, le guarnizioni usate (Buna) sono danneggiate dall’usura (vi sono delle fessure nelle guarnizioni ed alcuni dei tubi in Pvc perdono olio sul pavimento). Ad ogni modo, in accordo a quanto detto durante le ultime riunioni della Comunità Scientifica, l’apparato Macro sarà smantellato nel prossimo futuro: per il momento il suo smantellamento è stato “schedulato” a partire dalla prossima primavera”.

Ma al centro della seconda lettera del Wwf non ci sono solo i pezzi della relazione di Tartaglia. Bensì alcuni rapporti scritti dal 1993 al 1997 da ricercatori del California Institute of Technology che lavoravano al progetto Macro. I rapporti sono stati ritrovati dal Wwf sul sito Internet dell’istituto americano e in uno di questi del settembre ‘93 si legge: “Disastro: quello che doveva accadere è alla fine accaduto: due di quei triangoli di Pvc del serbatoio 6W06-1 sono scoppiati insieme stanotte, in un serbatoio verticale ancora senza barra di protezione (ve ne sono ancora 14 di questi). Risultato: una doccia di puro olio (circa la metà del volume che vi era in quell’estremità del serbatoio) diluvia giù sopra ogni cosa sotto di lui”.

“Questo tipo di incidenti sono all’ordine del giorno e sono del tutto trascurabili”, sostiene Alessandro Bettini, direttore dei laboratori del Gran Sasso. “Le nostre attrezzature e i sistemi di sicurezza sono efficienti. Non c’è motivo di dubitarne. Recentemente abbiamo ricevuto la visita del commissario dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente e non ha registrato alcuna irregolarità. Inoltre, questi rapporti vanno interpretati con il giusto metro: i ricercatori che li hanno scritti al tempo erano giovanissimi e a volte per scherzare enfatizzavano i toni. E poi, se ti arriva un po’ di quell’olio addosso, che va precisato non è tossico, dov’è il problema? Personalmente in tanti anni di ricerca mi è capitato molte volte e non mi è successo mai niente. Certo è che l’imponderabile può sempre accadere: anche il traforo del Monte Bianco era sicuro prima del terribile incidente di qualche mese fa”.

Una tesi in parte confermata anche dall’autore di quel rapporto, Stephane Coutu, che ora lavora presso l’Università della Pennsylvania: “Non ho mai avvertito grossi problemi di sicurezza nel periodo in cui ho lavorato in Abruzzo, dal 1988 al 1993. E’ vero però che ci fu un incidente che poteva mettere in serio pericolo il personale dei laboratori e forse a questo mi riferivo nel rapporto citato. Riportai in termini drammatici quell’episodio per enfatizzare tra noi ricercatori il bisogno di cure e attenzioni per la sicurezza”.

La parola chiave di questa diatriba sembra quindi essere sempre la stessa: “sicurezza”. E per questo motivo è in corso anche un altro scontro. I laboratori, infatti, aspettano da più di dieci anni la realizzazione di due nuove sale (attualmente sono tre) e di un’altra via fuga, oltre alle due esistenti, sul versante aquilano. Il Wwf è preoccupato dai possibili danni alla falda acquifera. Già durante la costruzione del laboratorio la falda si è abbassata di circa 600 metri. “I danni, se ci sono stati”, risponde Bettini, “ci furono durante la costruzione dei due trafori del Gran Sasso che precedette i lavori dei laboratori. Inoltre, in quel periodo, tutta l’acqua trovata durante gli scavi fu drenata con una frequenza di 1500 litri al secondo verso gli acquedotti di Teramo e L’Aquila”. Per ora il Governo ha inserito nella lista della grandi opere da costruire con una certa urgenza solo la terza via di fuga. Che da uno studio sull’impatto ambientale non sembra danneggiare la falda. I lavori per le altre due sale potrebbero, invece, arrecare danni e per questo, almeno per il momento, sono stati bloccati.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here