Coronavirus negli occhi: Sars-CoV-2 isolato nelle lacrime di una paziente

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(Foto: Ani Kolleshi on Unsplash)

L’infezione da coronavirus non è solo respiratoria. Appare infatti sempre più evidente che non esistono praticamente zone del corpo che non vengano attaccate dal virus. Alcuni sintomi però sono più comuni di altri. Tra questi la congiuntivite, un problema agli occhi riscontrato fino a un paziente su tre tra quelli ricoverati. A confermare l’attività del virus anche negli occhi è oggi uno studio pubblicato su Annals of Internal Medicine dai ricercatori dell’’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma che sono riusciti a isolare Sars-CoV-2 nelle lacrime di una paziente. Una scoperta che ha importanti ripercussioni sia nella comprensione della biologia del virus ma anche in chiave di prevenzione.

Sars-CoV-2 nelle lacrime

Tracce di genoma virale nei campioni oculari di persone positive al virus erano già state osservate in passato, ma non era chiaro se si trattasse di virus o meno attivi, ricordano gli autori. Il caso raccontato oggi dai ricercatori è quello di una paziente positiva al coronavirus – il primo caso di Covid-19 confermato in Italia – con congiuntivite bilaterale e sottoposta a tampone oculare. Grazie a questo i ricercatori sono riusciti non solo a identificare la presenza del virus ma anche a isolarlo, mostrando che Sars-CoV-2 riesce a replicarsi nelle congiuntive oltre che nell’apparato respiratorio. Ma non solo: la positività dei tamponi oculari si osservava più a lungo che in quelli respiratori, fino a 27 giorni dal ricovero. Anche se, precisano dallo Spallanzani, non è chiaro per quanto tempo il virus sia attivo e potenzialmente contagioso nelle lacrime. L’isolamento del virus è avvenuto da un tampone prelevato al terzo giorno dal ricovero.

Gli occhi, una potenziale fonte di contagio

“Questa ricerca dimostra che gli occhi non sono soltanto una delle porte di ingresso del virus nell’organismo, ma anche una potenziale fonte di contagio – ha commentato Concetta Castilletti, responsabile dell’Unità Operativa Virus Emergenti del Laboratorio di Virologia dello Spallanzani, tra gli autori del paper – ne deriva la necessità di un uso appropriato di dispositivi di protezione in situazioni, quali gli esami oftalmici, che si pensava potessero essere relativamente sicure rispetto ai rischi di contagio che pone questo virus”.

Quanto scoperto più in generale non fa che rimarcare l’importanza delle norme igieniche nella lotta a Sars-CoV-2, aggiungono infine gli autori, quali lavaggio frequente delle mani, evitando di toccarsi bocca, naso e occhi.

Riferimenti: Annals of Internal Medicine

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Credits immagine copertina: Ani Kolleshi on Unsplash

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