Se la passione è scientifica

Karl Iagnemma
Come equazioni d’amore
Baldini Castoldi Dalai 2007, pp.233, euro 16,00

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Raccontare il mondo della ricerca scientifica richiede una reale frequentazione dell’ambiente e la capacità di comunicarne pregi e difetti. Karl Iagnemma è fra coloro che conoscono molto bene per esperienza questo mondo e che, oltre a una buona scrittura, possiedono l’arte di costruire storie.

Ingegnere meccanico specializzato in robotica al Mit, Iagnemma attualmente sta sviluppando nuovi veicoli per l’esplorazione del suolo di Marte. Quando era ancora studente pubblicò otto racconti che sono stati tradotti quest’anno anche in Italia, nella raccolta “Come equazioni d’amore”. Il libro ha vinto numerosi premi letterari e di recente la Warner Brothers ne ha acquistato i diritti per realizzare un film con la produzione di Brad Pitt. 

Il titolo originale era “On the nature of human romantic interactions” perché ogni storia ha al centro una passione che coinvolge i protagonisti, quasi tutti appartenenti ad ambienti di connotazione scientifica. Iagnemma racconta le avventure ottocentesche di un frenologo ambulante o di un medico che studia il processo della digestione umana direttamente sul corpo di un paziente ferito e allo stesso tempo indaga i rapporti conflittuali con le persone che li circondano; nel secondo caso, ad esempio, la moglie del medico è il canale attraverso il quale la mania conoscitiva del marito trova uno sfogo inquietante. Il conflitto fra l’amore per la scienza e per la gloria accademica e invece quello reale per la propria moglie (che accudiva il giovane paziente) è indagato dall’autore fino in fondo e alle estreme conseguenze.

Tutti i racconti si svolgono nelle fredde e solitarie regioni del Michigan, terra d’origine dell’autore e quelli ambientati ai giorni nostri sono forse fra i migliori. Sia che si tratti di un tecnico informatico costretto a vivere in un Istituto isolato dal mondo e a convivere con una affascinante quanto incostante giovane ricercatrice, sia che si tratti di un matematico tradito dalla compagna alla quale aveva scritto la tesi di Ph.D., il rapporto che i protagonisti instaurano con la propria realtà lavorativa e affettiva è un continuo altalenarsi fra ciò che la scienza dà e ciò che inevitabilmente toglie. Il lavoro di ricerca richiede una assoluta dedizione, conseguente all’esigenza insopprimibile propria di tutte le grandi passioni romantiche, che il più delle volte finiscono però per essere frustrate.

Il fallimento è un tema che compare in molte pagine e sotto diversi aspetti: da quello economico e professionale fino a quello sentimentale e umano. Anche il rapporto fra fede e scienza è un tema trattato più volte, insieme a quello dei legami d’amore. Interessante è inoltre il punto di vista sulle modalità di fare scienza in maniera istituzionale e non, da outsider: “Vede, signorina, la sua presenza qui oggi illustra qualcosa di tragico: gli accademici pensano che il mondo sia contenuto nei quattro muri di un’università. Che se non pubblichi, se non frequenti i seminari, non esisti” dice l’ex-professore di silvicoltura alla studentessa che aveva studiato sui suoi libri con venerazione e che, da assistente universitaria, lo rintraccia per conoscerlo.

Anche la descrizione della vita all’interno dell’università non è per nulla banale o immaginaria e l’autore ci rende partecipi delle passioni che la animano. Riportiamo di seguito due descrizioni mattutine:
“Henderson non era mai arrivato in ufficio così presto e si sorprese a godere tanto di quel profondo e magnifico silenzio; di lì a poco sarebbero arrivati i primi laureandi, con la barba lunga e l’alito pesante per le bisbocce della notte prima, poi le matricole per le lezioni delle otto, infine gli assistenti e i fattorini dell’UPS, e l’edificio avrebbe cominciato a emanare i suoi consueti livelli di tensione e astio”.

“L’ufficio della TecnoInfo dà su un quadrilatero, e appena prima dell’alba, quando il cielo è rischiarato e sembra un brutto livido, l’Istituto ha quasi un’aria pacificata. È in questi rari momenti che amo il mio lavoro e amo questa città e amo questo Istituto. Su questo non ci piove: c’è un sacco di gente da queste parti che ama qualcosa e non verrà mai ricambiata”.

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