Sotto il ghiaccio della Groenlandia

Hanno scavato fino a tremila metri di profondità, attraversando tutta la calotta glaciale che ricopre per l’85 per cento la Groenlandia, fino ad arrivare, alcuni giorni fa, al substrato roccioso. Ogni estate, per sette anni, un gruppo di scienziati europei, guidati dai ricercatori danesi del Niels Bohr Institutet di Copenhagen, hanno portato avanti a poco a poco la perforazione, sfidando le rigide condizioni climatiche. L’obiettivo del North Greenland Ice-Core Project era recuperare il ghiaccio formatosi centoventimila anni fa, prima che avesse inizio l’ultima grande era glaciale, quando le temperature medie erano più alte di oggi, per poter capire con quanta rapidità si è verificato l’abbassamento delle temperature. Precedenti perforazioni, praticate in altre zone della calotta, avevano dato risultati contrastanti. Disporre di informazioni precise sui cambiamenti climatici globali che intercorrono tra un’era glaciale e l’altra è molto importante. I periodi “caldi” durano infatti mediamente diecimila anni: dall’ultima era glaciale però ne sono passati già dodicimila, quindi diventa essenziale saper interpretare i segnali che annunciano l’arrivo di un nuovo periodo “freddo”. Gli scienziati possono contare su due fonti di informazione: le bolle d’aria intrappolate nel ghiaccio e i microbi presenti nell’acqua fangosa estratta da sotto la calotta polare. (m.mo.)

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