Squali sotto attacco in tutto il mondo

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(Foto via Pixabay)

Notizia allarmanti per gli squali, minacciati in tutto il mondo dalla pesca, accidentale ma soprattutto volontaria. L’ultimo aggiornamento della lista rossa delle specie minacciate di estinzione fatto dall’Unione Internazionale per la conservazione della natura (IUCN) elenca ben 17 specie. “Non è una sorpresa”, dice Nicholas Dulvy, co-presidente del gruppo IUCN per la salvaguardia degli squali (SSG), “se pensiamo che gli squali hanno un crescita molto lenta, sono molto richiesti nel commercio del pesce e non sono protetti perché la loro cattura non è ancora regolamentata a livello internazionale”. In Australia (zona ricchissima di squali), la cultura per la conservazione animale ha imposto leggi che regolamentano la pesca anche per gli squali, ma nel resto del mondo la tutela, e il caso di dirlo, fa acqua da tutte le parti.

Le specie di squali più in pericolo

Gli squali sono animali che crescono molto lentamente, raggiungendo tardi la maturità sessuale e riproduttiva, ragion per cui hanno spesso una prole limitata. A questo negli ultimi anni si è aggiunto il problema dell’overfishing, specialmente per gli squali mako, tra i più pescati: hanno carni e pinne considerate prelibate, che vengono vendute ad alto prezzo.

Così, le popolazioni di mako pinna corta (Isurus Oxyrinchus) negli ultimi 75 anni nell’Oceano Atlantico sono diminuite del 60%. Era già in categoria vulnerabile è ora considerato ad alto rischio di estinzione (categoria EN). Stessa sorte è toccata al suo vicino parente mako pinna lunga (Isurus paucus), anch’esso considerato in pericolo (categoria EN). Al contempo gli squali pinnabianca oceanico (Carcharhinus longimanus), angelo argentino (Squatina argentina) e Squatina oculata, specie commercialmente appetibili, sono sempre più a rischio estinzione, e si trovano oggi nella categoria ad altissimo pericolo (quella CR, che precede nella classificazione della IUCN l’estinzione in natura). Non in pericolo sono considerate solo specie non commestibili, come il trigono viola (Pteroplatytrygon violacea, a rischio minimo) e quelle che viaggiano a profondità marine tali da sfuggire alla pesca, a dimostrazione della responsabilità umana nella situazione critica degli squali.

Servono più controlli e nuove regole

La minaccia per i predatori dei mari non è nuova. Nell’ultimo decennio i ricercatori hanno aumentato gli sforzi di controllo, monitorando per esempio il numero di squali presenti a livello globale anche attraverso la segnalazione dei pescatori di tonno che catturavano squali per errore. Purtroppo e paradossalmente questa metodica si è trasformata lentamente in uno scaltro pretesto di caccia allo squalo, soprattutto dal momento in cui la pesca al tonno nella maggior parte dei Paesi è stata regolamentata da norme di vigilanza e i guadagni sono diventati più limitati. Nel 2013 si stimava che ogni anno a scopo commerciale venissero catturati più di 100 milioni di squali.

Alla luce di questi dati è urgente un controllo internazionale sulla pesca allo squalo, ribadiscono gli esperti. Chiediamo limiti alla pesca nazionale e internazionale, inclusi divieti totali di sbarco per quelle specie considerate ad alto rischio di estinzione [categorie EN e CR, ndr]”, commentaSonja Forham, parte del progetto Shark Advocates International e vicepresidente dello SSG.

Qualcosa sembra già muoversi. Secondo quanto riferisce l’Afp, su proposta del Messico, infatti, a maggio prossimo si voterà perché il mako Pinna Corta entri a far parte dell’Appendice II della CITIES (Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche e rischio di estinzione), che elenca le specie per le quali il commercio necessita di regolamentazione internazionale.

Riferimenti: Shark Specialist Group (SSG) – International Union for the Conservation of Nature

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