State of the world 2005

The Worldwatch InstituteState of the world 2005. Redefining global securityW.W. Norton & Company, 2005pp. 237, euro 17,30E’ tutta incentrata sulla sicurezza globale la 22esima edizione del volume “State of the world 2005” redatto dal Worldwatch Institute americano, che ogni anno propone un’istantanea della situazione mondiale. La vera minaccia alla stabilità del pianeta non è individuata nel terrorismo, per combattere il quale i governi hanno speso molto in termini economici e umani, ma nell’intreccio tra povertà, fame, declino ambientale e diffusione delle malattie: le condizioni ideali per il prosperare di guerre ed estremismi. La guerra al terrore, spiegano gli autori in nove capitoli ricchi di dati, non fa che spostare l’attenzione dai veri problemi. Il numero di persone che soffrono la fame nei paesi in via di sviluppo, infatti, è passato dai 18 milioni della seconda metà del 1990 ai circa due miliardi di oggi, che vivono con grosse carenze nutrizionali. Con il crescere vertiginoso della popolazione mondiale è aumentata anche la diffusione delle malattie infettive: nel 2003 quasi tre milioni di persone sono morte a causa dell’Hiv/Aids, portando a più di 20 milioni il numero totale di decessi per Aids. Largamente diffuse anche le malattie già conosciute e riemerse, come la tubercolosi e la malaria e altre nuove. Inoltre 434 milioni di persone nel mondo hanno scarso accesso all’acqua e gli esperti prevedono che questa cifra entro il 2015 aumenterà fino ad essere compresa tra 2,6 e i 3,1 miliardi. Nonostante questo continua la corsa agli armamenti, per la quale ogni anno nel mondo si spende complessivamente un miliardo di miliardi di dollari, una spesa a cui i paesi in via di sviluppo contribuiscono per un quinto. Con le cosiddette piccole armi usate nei conflitti armati vengono uccise 300 mila persone ogni anno e altre 200 mila muoiono in seguito a bombardamenti. Almeno un quarto delle 50 guerre e conflitti degli ultimi anni è dovuto allo sfruttamento del petrolio, che ha provocato finora la morte di cinque milioni di persone. Questi problemi, mettono in allarme gli autori, rischiano di far cadere il mondo in una spirale senza uscita. L’unica risposta possono fornirla i governi, ripensando seriamente alla propria struttura e prospettive per il pianeta. “Un mondo più giusto e sostenibile è un mondo sicuro”, spiegano i directors project Michael Renner e Hilary French. “Piuttosto che continuare a rafforzare il potere militare, i governi devono raddoppiare gli sforzi per salvaguardare la vita umana e l’ambiente, devono pensare al disarmo e alla ricostruzione post-bellica e ridisegnare le Nazioni Unite se vogliono dei cambiamenti nel futuro”. Sono sostanzialmente tre, secondo gli autori, le azioni che i governi devono mettere in pratica. Prima di tutto rafforzare la cooperazione internazionale per rispondere al meglio ai problemi della povertà, delle malattie e dell’inquinamento; in secondo luogo supportare, attraverso uno spostamento delle risorse destinate agli armamenti, i Millenium Development Goals, gli obiettivi fissati per il 2015 e infine sostenere delle iniziative ambientali e dei programmi di monitoraggio comuni.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here